Forse la Greca Dicearchia, “città del giusto governo”
La fondazione di Puteoli
Uno dei momenti più felici di Pozzuoli fu l’età augustea. L’imperatore, sollecito della fame della pericolosa plebe romana, aveva trasformato l’Egitto, di recente conquistato e ridotto a provincia, nel granaio di Roma e aveva posto a Pozzuoli il porto d’approdo di questa rotta del grano. La sua funzione di grande porto dei rifornimenti alimentari anzitutto (qui approdava la classis Alexandrina col convoglio del grano egiziano per l’annona di Roma), e poi di ogni altro genere di merci, per i bisogni del centro di un Impero sempre più esteso all’età repubblicana fino agli inizi del II secolo d.C., rende conto dei frequenti interventi del governo centrale nelle sue vicende. Dall’originaria inclusione nella praefectura di Capua a Cuma, all’intervento legislativo che, secondo Plutarco, essa, tormentata dai dissidi interni, avrebbe chiesto a Silla alle costituzioni coloniali che ne fecero prima la Colonia Iulia Augusta Puteoli e poi, sotto Nerone, la Colonia Neronensis Claudia Augusta Puteoli, alle frequenti nomine da parte del governo romano di curatores, commissari speciali per la manutenzione e il restauro delle opere pubbliche.
Il declino nel Tardo Impero e Medioevo
Puteoli dal medioevo all’età contemporanea
Il compito di sostenere Pozzuoli passa, a partire dall’alto Medioevo, a Napoli. Salvo il periodo di circa un secolo (1027-1128) in cui il castrum Puteolanum fu nelle mani dei Signori longobardi e normanni di Capua e Aversa, la cittadina svolse infatti, come Cuma, un ruolo essenziale nel sistema difensivo partenopeo; sia a protezione da eventuali incursioni o sbarchi nemici minaccianti da nord la città, sia a controllo delle postazioni saracene e piratesche che di tempo in tempo si installarono sulle coste settentrionali, da Miseno alla rocca di Cuma alle foci del Garigliano, sia infine a protezione della via per Capua, che i recenti scavi, come già ricordato, hanno dimostrato sempre in uso per tutto il medioevo. Un radicale mutamento intervenne tra XV e XVI secolo. Una serie di forti terremoti (1448, 1456, 1488) accompagnò la crisi bradisismica dell’inizio del cinquecento ed i gravi danni conseguitine spinsero i Puteolani a chiedere al re di Spagna (e ormai anche di Napoli) nel 1503 di poter costruire le loro case in un luogo più sicuro. Quando arrivò la concessione regia (1511) nacque così il Borgo, che rappresenta la nuova prima riespansione della città fuori delle mura. La fase sismico-vulcanica culminò, com’è noto, con l’eruzione del 29 settembre 1538 che diede origine al Monte Nuovo e provocò ingenti danni alla città, i cui abitanti si rifugiarono in gran parte a Napoli. Preoccupato della sorte di un centro la cui funzione strategica era stata ancora pochi anni prima (1520) evidenziata da una incursione di pirati barbareschi, il viceré don Pedro de Toledo (1532-1553) promosse la rinascita della città sia facendovi ritornare gli abitanti, esentati per molti anni dal pagamento di tutte le imposte, sia andando egli stesso a costruire una sua casa di villeggiatura accanto al porto ai piedi del Rione Terra, sotto la protezione delle fortificazioni rinnovate e del Fortino, eretto sulla linea delle mura sovrastanti il molo. Sull’antica acropoli la ricostruzione fu massiccia e coinvolse, per la prima volta dalla fondazione della città, la stessa struttura urbanistica. Questa fase di rinnovamento, che coincise con la riscoperta dei Campi Phlegraei e del mito di Virgilio da parte della cultura europea, si prolungò per oltre un secolo. Subito dopo cominciò però per l’abitato sull’acropoli una fase di nuova stagnazione che fu accentuata dal trasferimento fuori del Rione, a seguito dell’espansione di attività che coinvolse la costa, dei maggiorenti cittadini. L’esplosione di modernità che con l’industrializzazione (i cantieri Armstrong sono del 1866) investì Pozzuoli, non senza conseguenze notevolissime pagate in termini di uso e abuso del territorio, relegò il Rione Terra a quartiere periferico. Trasferitesi a valle progressivamente le attività economiche ed amministrative, accanto al Vescovado l’unica funzione urbana residua fu quella della Pretura (1896), sita all’ingresso del Rione da Porta Napoli. Marginalizzata dal riproporsi del fenomeno bradisismico nei primi anni del nostro secolo, nonostante interventi come la legge speciale per il risanamento di Pozzuoli (1911), la vita sul Rione Terra è continuata così nel ventesimo secolo in maniera sempre più precaria, e le condizioni del quartiere erano già di degrado quando si abbatterono prima l’incendio del Duomo (16 maggio 1964) e poi le vicende del bradisismo del 1970 e del 1980.