La preistoria nell’isola di Ischia
ll ministero dell’Istruzione, attraverso l’Ufficio scolastico regionale, ha finalmente dato parere positivo all’intitolazione del Liceo di Ischia all’archeologo Giorgio Buchner.
Tempo fa i ragazzi dell’istituto erano stati convocati per un sondaggio che li aveva visti impegnati in prima persona per la definizione ufficiale dell’intitolazione. Cinque i nomi in lista per la scelta, tra i quali è emerso appunto quello di Buchner, il più votato.
«Siamo orgogliosi e contenti – le parole della professoressa Assunta Barbieri, attualmente dirigente scolastico del liceo – per la nuova intitolazione. Buchner ha portato alla luce l’origine nobile della nostra isola, dedicando gran parte della sua vita agli scavi archeologici».
Anche Enzo Ferrandino, sindaco di Ischia, a nome della giunta ha dichiarato: «Una ennesima dimostrazione, questa, che il ricordo e la sincera riconoscenza a Buchner da parte dell’isola d’Ischia non si scalfiscono nel tempo».
È a Giorgio Buchner, infatti, che si deve la scoperta della storia più antica della nostra isola. Nato in Baviera nel 1914, da giovane ospite estivo di Ischia – il padre Paolo, naturalista, innamorato dell’isola, costruì una casa sulla collina di S. Alessandro, in cui la famiglia si trasferirà definitivamente nel 1944 – ancora studente di liceo, rimase affascinato dal racconto che a Lacco Ameno fossero stati rinvenuti numerosi reperti e nella Valle di San Montano fossero state scoperte delle sepolture del V secolo.
Già Tito Livio raccontava che i Greci dell’Eubea, prima ancora di fondare Cuma si erano stabiliti sull’isola.
Al tempo, però, nessun ritrovamento era in grado di dare credito a questa testimonianza: il giovane Buchner sentì questa come una sfida e decise di studiare lettere classiche a Napoli e successivamente a Roma, dove nel 1938 si sarebbe laureato in paletnologia con una tesi sulla preistoria e l’archeologia di Ischia dal titolo “Vita e dimora umana nelle Isole Flegree dalla preistoria ai tempi romani”.
Nel 1949 Buchner, come funzionario della Soprintendenza archeologica di Napoli con delega per Ischia, diede inizio a campagne di scavo, prima sulla collina del Castiglione, poi nella valle di San Montano a Lacco Ameno, che portarono al ritrovamento della necropoli della colonia greca di Pithecussai, utilizzata dall’VIII secolo a.C. fino all’età romana. Furono rinvenuti corredi con moltissimi oggetti (monili, vasi, piccole sculture di terracotta, brocche e coppe, scarabei egizi, lingotti di piombo, attrezzatura da pesca, pesi per telaio, strumenti da lavoro, giochi per bambini) e, soprattutto, la coppa di Nestore, portata alla luce e ricomposta dallo stesso Buchner: una kotyle custodita in una ricca tomba a cremazione e databile al 725 a.C. Parte del corredo funebre di un fanciullo, la coppa reca inciso in alfabeto euboico, in direzione retrograda, come nella consuetudine fenicia, un epigramma, formato da tre versi, che allude alla famosa coppa descritta in un passo dell’undicesimo libro dell’Iliade di Omero.
La coppa rappresenta ancora oggi il più antico riferimento scritto all’Iliade e può essere considerata la prima testimonianza di riferimento per l’alfabeto greco.
Se in precedenza gli scavi di Buchner avevano identificato insediamenti preistorici e dell’età del bronzo a Ischia e a Vivara-Procida, le scoperte della necropoli di San Montano Ameno portarono a un’autentica rivoluzione nelle conoscenze riguardanti la Grecia arcaica e l’Italia antica: Ischia si rivelò la prima colonia della Magna Grecia, snodo commerciale nevralgico per i traffici con le colonie siciliane, con Cuma, Neapolis e le città etrusche, nonché vivace centro di produzione di ceramiche.
Altro grosso merito di Giorgio Buchner, che si spense sulla nostra isola nel 2005, a 90 anni, fu di aver creato, nel 1947 con il vulcanologo Alfred Rittman, un primo Museo dell’Isola d’Ischia, che più tardi sarebbe confluito nell’attuale Museo Archeologico di Pithecusae, inaugurato nel 1999.
(Foto dal volume di Luigi Spina – The Buchner boxes)
(Fonte: Segni dei Tempi, Gennaio 2022)