Uno dei misteri più affascinanti legato al mondo flegreo è quello del popolo dei Cimmeri, misteriosi frequentatori del mondo delle tenebre a cui non era consentito di vedere la luce del sole. Già leggenda ai tempi dei romani, si diceva che fossero sacerdoti dediti al culto oracolare che potevano muoversi solo di notte. Forse una branca di coloni greci oppure Opici, dediti al culto di qualche divinità notturna. Nessuna traccia o rinvenimento archeologico è mai stato rinvenuto nei Campi Flegrei, e ciò li relega a mera leggenda. Solo Strabone ce ne parla, relativamente ai Cimmeri Flegrei, e ci tramanda che la loro scomparsa fu dovuta ad un responso di cattivo favore dell’oracolo.
Strabone, parlando della nékyia omerica, cita lo storico Eforo il quale la metteva in relazione sia con la sede dei Cimmeri localizzata nella zona del Lago d’Averno, che con il connesso oracolo dei morti situato sotto terra nelle vicinanze dell’ingresso all’Ade. Di una città Cimmera collocata fra i laghi di Lucrino e di Averno ci parla Plinio; mentre Strabone – sempre riferendo Eforo – precisa che i Cimmeri “vivevano in case sotterranee collegate fra di loro da gallerie, dove essi accoglievano anche gli stranieri che venivano ad interrogare l’oracolo dei morti, e che proprio grazie all’oracolo essi traevano parte del loro sostentamento” (pare con una tariffa per le consultazioni fissata dal loro re; ma – come è facile immaginare – probabilmente anche nutrendosi di parte delle carni degli animali sacrificati). Alcune leggende napoletane, attribuiscono la realizzazione delle diffusissime e gigantesche cavità del sottosuolo napoletano a degli esseri di dimensioni straordinarie, che popolavono il sottosuolo di Napoli fino a Cuma.
Le origini del popolo dei Cimmeri
Tutto ebbe inizio secondo antiche leggende con la venuta a Napoli di un popolo nomade proveniente dalla Scizia, l’attuale Russia meridionale. Già descritti da Omero nell’ XI libro dell’Odissea; questi migrarono dall’altipiano Iranico verso il Caucaso e poi scacciati dagli Sciti, verso la Crimea (da cui pare prese il nome questa penisola). In realtà non si conosce bene la datazione della loro probabile venuta nel golfo Campano, ma citando alcuni storici dell’antichità (Strabone ,Eforo, Cicerone , Plinio il Vecchio ) essi vivevano tra il lago d’Averno e Baia.
Infatti i Cimmeri stando a quanto raccontano le leggende, si erano rifugiati nel sottosuolo per riparasi dalla forza distruttrice del Vesuvio, che temevano in modo reverenziale. Erano stati loro a scavare in profondità le prime grotte di Napoli, e furono sempre loro, nel tempo a impadronirsi del monopolio del tufo, e del piperno, due materiali diffusissimi nel sottosuolo di Napoli e dintorni.
I cimmeri nel folklore romano
Questo popolo ha alimentato molte fantasie su di loro grazie anche al contributo di molti autori, creando cosi nel tempo un vero alone di mistero.
Erano infatti considerati i custodi dell’oltretomba, guardiani e detentori di antichissime conoscenze di origine divina dei culti della Terra, Diodoro Siculo affermava che dal loro villaggio si poteva raggiungere l’oracolo dei morti. Ci conferma anche lo storico Nevio, che in una grotta simile a quella della Sibilla di Cuma, sul lago d’Averno viveva la Sibilla Cimmeria.
I tempi recenti e il cognome Cimmino
Tornado a tempi più recenti abbiamo la testimonianza di Giovanni Pontano, che nel “De bello Neapolitano” ci dice che a Napoli esisteva un quartieri dei Cimmeri, e che una delle uscite dei loro cunicoli sotterranei erano vicino alla chiesa di Sant’Agostino della Zecca nei cui pressi vi è oggi una via dei Cimbri, e ancora nel 1623 scriveva Don Cesare d’Eugenio Caracciolo in Napoli Sacra , “una delle chiese più antiche della città, quella di santa Maria di Portanova, era chiamata – a Cimmino – per la presenza nella zona di – tal nazione Cimmeria-.” Dando uno sguardo ad alcuni cognomi napoletani molto diffusi, in particolare “Cimmino”, è subito evidente una possibile derivazione dall’antico popolo, custodi dell’antica Neapolis sotteranea