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Appunti per una storia di Cigliano e delle aree rurali extraurbane di Puteoli nell’ Alto Medioevo (VI – XI sec. d.C.) Pt. II

Villa romana e suo riuso in masseria (da Castrorao-Barba)

Introduzione

Il contado puteolano durante l’Alto Medioevo si spopolò a causa dei motivi che abbiamo riportato nella prima parte di questa ricerca a cui rimandiamo.

Tuttavia, con ogni probabilità, possiamo affermare, in questa fase storica, l’esistenza di due tipi di insediamenti: il primo, a carattere religioso ed il secondo a carattere difensivo ed agricolo.

Gli edifici religiosi

Il Pretorio di Falcidio

Nel 305 d.C., secondo una comprovata tradizione agiografica risalente all’Alto Medioevo, Procolo ed i suoi compagni furono martirizzati nei pressi del vulcano Solfatara. In particolare, i corpi di Acuzio, di Eutiche e dello stesso Procolo, furono raccolti da alcuni membri della locale comunità cristiana e seppelliti nottetempo in una villa denominata Pretorio di Falcidio. Il percorso per giungere al luogo della sepoltura dovette, per forza di cose, essere breve poiché si era in tempi di persecuzioni. Ed infatti, così avvenne…I cristiani percorsero rapidamente, alla luce delle fiaccole, le poche centinaia di metri, al più un chilometro in linea d’aria, che separavano la Solfatara dal Pretorio di Falcidio. Dalla via Neapolis-Puteolim, attraversarono la necropoli monumentale del cosiddetto Ponte Azzurro (oggi sepolta da vegetazione e rifiuti) e svoltarono, ad un certo punto, a destra per un diverticolo laterale corrispondente attualmente, più o meno, all’accidentato tracciato in salita di via Vicinale Cigliano fino a raggiungere il Pretorio di Falcidio che, con tutta probabilità, era già utilizzato come cimitero cristiano. Infatti, la comunità cristiana, spaventata dall’imperversare della persecuzione da parte dei pagani, aveva bisogno di un luogo sicuro e conosciuto in cui dare degna sepoltura ai propri martiri, testimoni della fede.

Il triste corteo funebre per la sepoltura di un martire

Ubicazione del Pretorio di Falcidio

Molto si è discusso su cosa fosse e dove si trovasse il Pretorio di Falcidio. Secondo una tradizione erudita locale facente capo a vari studiosi di antichità tra cui lo Scherillo, il Bellucci, il Cafaro ed, infine, il D’Ambrosio, il Pretorio di Falcidio era una vasta villa a  terrazzamenti di epoca romana ubicata nella zona di via Vicinale Cigliano ed, in parte, distrutta dal taglio della Tangenziale di Napoli realizzato negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso (Quilici). In realtà, il Pretorio era costituito da una zona molto vasta digradante dalle falde della collina di Cigliano fino al Quadrivio di Santo Stefano, giù a via Celle. Soltanto una parte di questa vastissima villa era utilizzata come cimitero trovandosi, già nel IV sec. d.C., in stato di semiabbandono o di riutilizzo prettamente agricolo come, del resto, era avvenuto per numerose altre ville romane della zona flegrea.

Resti di una villa romana e loro contestuale riuso in masseria (da Castrorao-Barba)

Il Pretorio di Falcidio e la Stefania

La sepoltura dei martiri dovette essere molto semplice e solo successivamente, forse alla fine delle persecuzioni, si potè costruire una piccola cella memoriae, un piccolo monumento in ricordo dei martiri per tutti coloro che lì andavano a pregare o che ivi si facevano seppellire dopo la morte, essendo molto in auge tra gli antichi cristiani l’uso di realizzare tombe ad sanctos, vale a dire vicine a quelle dei martiri. Su questa primitiva cella memoriae, fu, con tutta probabilità, costruita la più antica cattedrale di Pozzuoli, la Stefania, così detta forse in ricordo del primo martire Stefano o di qualche antico vescovo di cui si è perso il ricordo. Dobbiamo però immaginare questa cattedrale, non come un imponente edificio, ma come una piccola chiesa rurale che era la sede del vescovo. Secondo alcuni storici locali come il D’Ambrosio, la Stefania si trovava nella zona di Masseria Barletta, in cima a via Vicinale Cigliano. La masseria stessa, oggi abbandonata, diroccata e vilipesa da addossati edifici moderni, secondo la testimonianza di chi ne ha potuto visitare le cantine nei tardi anni Settanta del secolo scorso, insisteva su antiche vestigia romane.

Un primitivo monumento ad un martire del tipo cella memoriae (da Spera)

Altre possibili ubicazioni della Stefania

Tuttavia, non mancano tesi contrarie a questa identificazione della Stefania con Masseria Barletta. Per lo studioso locale Aldo Adinolfi, che negli anni Ottanta del secolo scorso ha realizzato ben 207 schede dei beni archeologici del Comune di Pozzuoli, la Stefania si dovrebbe identificare con un complesso funerario nei pressi del Quadrivio di Santo Stefano a via Celle. “Si tratta di grandi colombari con la presenza di arcosoli, facilmente riconoscibili, per i quali è stata determinata la presunta identificazione della basilica.” L’archeologa Costanza Gialanella ha poi proposto la identificazione della Stefania con l’edificio 14 della necropoli di via Celle collegato ad un collegium funeraticium. Quest’ultimo, non meglio precisato dato, cozza, tuttavia, con tutta la tradizione erudita locale a partire dallo Scherillo ed è contrario anche alla logica. Infatti, in un periodo di feroci persecuzioni, come avrebbero potuto gli sparuti cristiani puteolani seppellire i propri martiri così apertamente in una necropoli tanto vicina alla porta di Puteoli che doveva trovarsi nei pressi del Quadrivio dell’Annunziata?

Una primitiva chiesa dedicata a San Procolo nell’agro puteolano

Oltre a ciò, l’esistenza di una chiesa dedicata a S. Procolo nell’agro puteolano alle falde della collina di Cigliano è confermata da un documento del 1032 già conosciuto dal De Criscio e dall’Annecchino e a cui ha dedicato uno studio il D’Ambrosio. Il citato documento è un atto notarile in cui l’edificio risulta possedimento del monastero napoletano dei Santi Anastasio e Basilio.

Il Pretorio di Falcidio e la primitiva chiesa di S. Procolo (da D’Ambrosio, Giamminelli)

Il monastero del Pretorio di Falcidio

Ancora, come riporta il Cafaro, l’esistenza di un monastero nei pressi del Pretorio di Falcidio è documentata da una lettera scritta intorno al 600 d.C. da papa Gregorio I all’abate Adeodato del monastero di S. Sebastiano sito in Napoli. Il pontefice ordina all’abate di prendere possesso del monastero del Falcidio, in stato di abbandono, e di inviarvi dei monaci onde restituire il luogo alla sua funzione religiosa. Secondo quanto riportato dal Caruso, vicino al monastero sorgeva la basilica di S. Stefano citata anche dagli Atti Vaticani in una passio del VII sec. ed i cui ruderi furono individuati dallo Scherillo.

Dunque, il Pretorio di Falcidio, durante il periodo paleocristiano si trasformò, almeno in parte, prima in cimitero, poi in sede di una cella memoriae martiriale, indi in cattedrale con annesso monastero.

Altri edifici religiosi

Ci siamo a lungo soffermati sul Pretorio di Falcidio e sulla Stefania. Tuttavia, questi non furono gli unici edifici di natura religiosa presenti alle falde del Cigliano. Infatti, rileggendo quella che è a tutt’oggi l’unica carta archeologica completa della zona redatta dal Quilici nel 1969, possiamo notare come si rileva spesso l’esistenza di piccole cappelle o chiesette rurali. Tali edifici religiosi sono spesso inglobati in più ampi casali quasi a voler sottolineare il forte legame con gli edifici di natura difensiva ed agricola di cui tratteremo più avanti.

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