Il Civitates Orbis Terrarum, letteralmente tradotto “Città del mondo”, è un importante atlante sulle più famose città del mondo risalente al 1572. Venne proposto per essere un complemento al primo vero atlante del mondo, il Theatrum Orbis Terrarum, redatto da Abraham Ortelius e stampato ad Anversa, in Belgio, nel 1570.
Il secondo vero atlante del mondo
L’atlante fu edito da Georg Braun, un topografo e geografo di Colonia (1541-1622). Le incisioni sono invece perlopiù a cura di Franz Hogenberg, pittore tedesco (1535-1590). Contiene 546 prospetti, viste a volo d’uccello e mappe delle città più importanti di tutto il mondo. Braun fu il principale artefice del progetto, e fu assistito dallo stesso Abraham Ortelius del Theatrum.
Tuttavia il Civitates ottenne un maggiore successo, proprio a causa della migliore forma di redazione e delle immagini, più dettagliate e interessanti, diverse dalle semplici e piatte mappe. Addirittura, nelle raffigurazioni, gli abitanti furono disegnati con i costumi tipici del luogo.
I Campi Flegrei nel Civitates Orbis Terrarum
Il periodo non è ancora quello del boom turistico del Grand Tour, ma le meraviglie dei Campi Flegrei erano già conosciute, tanto da essere immortalate in più incisioni. Abbiamo, quindi, una vista di Pozzuoli in coppia con una vista di Baia e costa di Bacoli e Miseno. Al tempo appare chiaro come Pozzuoli fosse ristretta quasi esclusivamente all’abitato del Rione Terra e parte dell’emporium ai suoi piedi. Il molo romano è ancora perfettamente visibile e parzialmente in piedi. Nella vista della costa opposta domina in primo piano l’aula termale del cosiddetto Tempio di Venere, denominato invece Templu Fregana. Si vedono altri ruderi romani e poi il picco dove sorge il Castello Aragonese, ritratto probabilmente in fase di ammodernamento durante il viceregno spagnolo, in quanto non corrisponde visivamente allo stato attuale.
Il Lago d’Averno e il lago d’Agnano con la grotta del cane
Un’altra travola invece raffigura il cratere del lago d’Averno, pieno di ruderi romani sulle sue sponde, mentre quella in basso rappresenta uno scorcio della Grotta del Cane, sul lago di Agnano, proprio durante una dimostrazione delle esalazioni tossiche di anidride carbonica. La didascalia in latino difatti si riferisce all’ingresso come l’antro di Caronte e alle sue esalazioni mortifere…
La Solfatara di Pozzuoli
L’ultimo disegno della serie è quello relativo al cratere della Solfatara. Effettivamente il cratere appare troppo verde, facendo pensare che il pittore che ha colorato la tavola non sia mai stato effettivamente in quel luogo, che è molto più bianco e spoglio, a causa della tossicità delle emissioni sulfuree dal sottosuolo.
Oggi è possibile visualizzare l’opera magna (edizione non colorata) gratuitamente e direttamente da internet da qui o sul sito www.archive.org