La Tavola o Tabula Peutingeriana è una copia del XII-XIII secolo di un’antica carta romana che mostrava le vie dell’Impero (cursus publicus). E’ attualmente conservata a Vienna presso la Biblioteca Nazionale Austriaca.
Il ritrovamento
La Tabula venne ritrovata 1507. Konrad Celtes, bibliotecario dell’imperatore Massimiliano I, disse di aver trovato un documento molto importante, tra le sue ricerche: probabilmente l’aveva sottratta alla biblioteca di un convento. Sarebbe opera di un anonimo monaco copista di Colmar, che avrebbe riprodotto verso il 1265 un documento più antico. Per quanto attiene a talune specifiche indicazioni, l’originale deve essere posteriore al 328, perché mostra la città di Costantinopoli, che fu fondata in quell’anno; mentre per altre (come ad esempio nella Pars IV – Liguria di Levante) potrebbe essere antecedente al 109 a.C. data di costruzione della Via Emilia Scauri, che non vi è indicata. Consapevole del valore eccezionale del documento, Celtes lo presentò a Konrad Peutinger, altro grande umanista e cancelliere di Augusta, cui lo lasciò poi in eredità a condizione che lo pubblicasse. Ma Peutinger morì e la la pubblicazione avvenne nel 1598 ad opera di Marcus Welser, un discendente di Peutinger, che dette alla Tabula l’attuale nome.
La tabula è enorme! Le dimensioni reali difatti corrispondono a 7,40 metri di lunghezza per 34 cm di altezza. Qui sotto è possibile visualizzare una copia ad alta risoluzione per rendersi conto della sua estensione. Nel 1863 fu tagliata per evitare di danneggiarla nello srotolamento continuo.
La Carta del Mondo di Marco Vipsanio Agrippa
La Tabula è probabilmente basata sulla carta del mondo preparata da Marco Vipsanio Agrippa (64 a.C. – 12 a.C.), amico e genero dell’imperatore Augusto e, tra l’altro, costruttore del primo Pantheon, in seguito ricostruito totalmente da Adriano nel 123. Si pensa che la sua redazione fosse finalizzata ad illustrare il cursus publicus (cioè la rete viaria pubblica sulla quale si svolgeva il traffico dell’impero, dotata di stazioni di posta e servizi a distanze regolari, che era stata appunto riordinata da Augusto). Dopo la morte dell’imperatore, la carta fu incisa nel marmo e posta sotto la Porticus Vipsaniæ, non lontano dall’Ara Pacis, lungo la Via Flaminia.
Una mappa stradale
La carta non fu stata realizzata con un volere di rappresentazione topografica esatta (rispettando le distanze e i rapporti) bensì va piuttosto considerata come una rappresentazione topologica, una sorta di diagramma come quello di una metropolitana, che permetteva di muoversi facilmente da un punto ad un altro e di conoscere le distanze fra le tappe, ma non voleva offrire una rappresentazione fedele della realtà. Gli itineraria adnotata, cioè descritti, di solito su papiri perché quelli su pergamena costavano troppo, erano assai comuni: diventavano, infatti, indispensabili per muoversi da una regione all’altra, in quanto fornivano l’elenco delle mansiones (posti di tappa), mutaziones (cambio di cavalli o di carrozze), tabernae (locande), cauponae (osterie), distanze e alcune informazioni geografiche (ponti, guadi, valichi, porti, ecc.)
Il sito Omnes Viae ha riproposto una digitalizzazione della carta, esploratela cliccando qui.
La rappresentazione dei Campi Flegrei
I Campi Flegrei nella Tabula Peutingeriana sono così rappresentati: sono presenti Liternum, Cumae, il lago d’Averno, una località soprannominata “Invinias” (corrispondente ad Arco Felice) e ovviamente Puteoli. La strada rappresentata invece è la via Domitiana.