Prima dell’archeologo Amedeo Maiuri furono in molti ad incappare nell’enorme mole dell’anfiteatro minore di Pozzuoli. Ad oggi purtroppo sono ancora troppo pochi coloro a conoscenza di tale importante ma sfortunato sito archeologico.
Il noto autore Lorenzo Palatino, nel suo libro “Storia di Pozzuoli” del 1826 riporta un interessante descrizione dell’epoca, credendo tuttavia che la struttura fosse in realtà il cd. “Sepolcro di Adriano“.
Riportiamo qui il capitolo relativo con alcune note esplicative:
“Poco lungi, ed all’est – nord – est dello anfiteatro [inteso il maggiore] esiste una grandiosissima fabbrica, che da tal sito giunge fino alla già detta strada di dentro Vigna [l’attuale Via Vigna], che termina da una parte in molti antichi sepolcri.
Il prospetto su via Solfatara
L’edificio è di opera laterica e reticolata, costruito a guisa della Mole dell’Imperator Adriano in Roma. Nella parte più bassa verso l’anfiteatro [ci troviamo sull’attuale Via Solfatara, presso il ponte della ferrovia] presenta un frontespizio ad emiciclo, in cui si osservano alcune grandi camere, credute dal Padre Paoli essere state ad uso di racchiuderci le fiere da introdursi nello anfiteatro ivi vicino [l’autore Paolo Antonio Paoli del libro Avanzi delle antichita esistenti a Pozzuoli, Cuma e Baia, 1768]: ma vi mancano le bocche de’ corridoi sotterranei per introdurvele, e tutt’altro da poter presentare serraglio di fiere.
Su questa fabbrica come base si alza un gran maschio, o sia torre di altezza 38 in 40 palmi, col diametro di novecento palmi circa; e perchè dalla parte dell’anfiteatro nel restar molto in dentro, questa torre non si ravvisa, perciò si può osservarsene una parte da sopra il piano della sottoposta fabbrica ad emiciclo, salendovi per una piccola via che le resta di fianco; ed altro resto di sua circonferenza per le masserie, che la fiancheggiano nella sinistra.
Il Prospetto su via Vigna
Alla parte opposta poi di dentro Vigna si osserva alla mano sinistra della strada altra grandiosa diruta fabbrica di costruzione, resto della torre medesima, le di cui mura intermedie sono poste a raggi, siccome si ravvisano negli anfiteatri. In tal luogo, trovandosi il terreno più in alto, che il terreno verso l’anfiteatro; perciò la parte di torre costruita in tale altura poggiava su’l livello della strada senz’altra fabbrica al di sotto; ed ivi la muraglia della medesima restando rasente alla via consolare che l’era d’avanti, facevale paccia, e prospettiva. Di questa via pur ora se ne osservano da tratto in tratto andando più avanti per dentro Vigna, per la Solfatara, e nello scendere al lago di Agnano molti lunghi spezzoni.
Da questa parte di dentro Vigna si sale comodamente sulla torre, la quale resta coperta dalla terra scorsavi da un suo lato per tutta la sua altezza interna; e vi si è formata una masseria, che oltrepassa le quattro moggia di terreno appartenente al Signor Varriale. Passeggiandovi intorno, si osserva tutta intera la sua vasta precinzione.
In essa si ravvisa uno spezzone di corridojo non ha guari disgombrato dalla terra che lo riempiva: questo deve essere circolare, si è per la curvatura, che appena vi appare la sua gran circonferenza, come purachè per essersene posterormente scoperto altro spezzone consimile di fianco con cui andava a riunirsi. Questo corridojo riceve il lume dalla parte interna della torre da molte strette e alte finestre, l’una dall’altra egualmente distante.
Discendendo dalla masseria per lo stretto di una piccola valle alquanto percipitosa si scorge in fondo della medesima, fra sassi, spine e dirupi un maestoso portico appartenente alla fabbrica istessa. [probabilmente uno dei fornici]
I reperti rinvenuti negli scavi
In varj scavi fatti dal possidente per fabbricare, e piantarvi alberi, si sono trovati un capitello d’ordine Corinzio, alcuni pochi frammenti di marmi per fregi con arabeschi, e piccole figure in bassorilievo appena visibili per essere molto degradati. Fra questi si sono rinvenuti puranche tre frammenti di marmo con grandi caratteri mal formati; e perchè le poche lettere ivi incise sono simili, perciò i frammenti devono essere di uno stesso marmo.
In uno frammento di questi vi sono restate le seguenti lettere – AE. I.CAE;
In due o tre stanze dalla parte di dentro Vigna a piede, ed incavate sotto la torre, perchè posteriormente convertite in sepolcri, fra rottami di marmi, si è scoperto un sarcofago rotto ed in pezzi di una pessima scoltura.”
Bibliografia
- Lorenzo Palatino, Storia di Pozzuoli, e contorni con breve tratto istorico di Ercolano, Pompei, Stabia, e Pesto, 1826