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Grand Tour Flegreo, prima raccolta

Fu grazie alle incredibili scoperte di Ercolano e Pompei che nacque un’irrefrenabile moda per l’antico tra l’aristocrazia di tutta Europa, promossa soprattutto dai Regnanti di Napoli, i Borbone, in particolar modo da Carlo III. Dalla metà del Settecento fino ad inizio Novecento, possiamo dire con certezza che nei Campi Flegrei siano passati alcuni dei più grandi artisti (ma anche letterati, giramondo e regnanti) di tutto il mondo. Sono davvero decine di migliaia le opere d’arte sparse in tutto il mondo raffiguranti solamente soggetti e/o luoghi di Baia, Pozzuoli, Cuma, Agnano e tutto il resto dei Campi Flegrei.

E’ un lavoro impossibile, ovviamente, cercare di catalogarle nella loro interezza. Un lavoro per il quale non basterebbe una vita terrena. Tuttavia il nostro obiettivo è la massima diffusione di questo patrimonio, e cercheremo di mostrarvi, seppur in maniera concisa, gran parte di esso.

Ahlborn August Wilhelm, Pozzuoli, 1832

Durante il Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l’arte e le antichità dei paesi europei. Passavano il loro tempo facendo giri turistici, studiando e facendo acquisti. L’Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, divenne uno dei posti più popolari da visitare. Oltre alla conoscenza del mondo antico, gli inglesi vennero così a contatto con le opere di Palladio e con il Neoclassicismo a Napoli. Durante il viaggio i giovani potevano acquistare, secondo le loro possibilità e i mezzi, numerose opere d’arte e cimeli, e visitare le rovine di Roma, ma anche di Pompei ed Ercolano che erano state riscoperte recentemente. Tra le tappe più importanti del tour vi era sicuramente la visita di Napoli e dei Campi Flegrei che offrivano la possibilità di visitare sia siti archeologici che fenomeni naturali, quali l’attività vulcanica. Ne dà esempio Goethe nel suo Viaggio in Italia.

 

Samuel Johnson arrivò addirittura ad affermare “Un uomo che non sia  stato in Italia sarà sempre cosciente della propria inferiorità, per non aver visto quello che un uomo dovrebbe vedere…

Dopo Napoli, la meraviglia di viaggiatori raggiungeva picchi estatici nel momento in cui mettevano piede nei Campi Flegrei. Tali luoghi rispecchiavano completamente in toto la corrente romantica che nasceva in Europa: paesaggi rurali, rovine d’una civilità passata ormai vinte dalla natura, ma pregne di antichità e storia. Ed un natura a volte temibile, fatta di bradisismo, eruzioni, solfatare e tremori “Sotto il cielo più puro il suolo più insicuro.” diceva Goethe dei Campi Flegrei. Terre felici ma spesso povere, dove lo straniero era tuttavia ben visto perchè portatore di enormi ricchezze. Tappe obbligate: il Macellum di Pozzuoli, Baia e le Terme, i laghi d’Averno e Lucrino, Cuma.

Goethe e il “Viaggio in Italia”
Una gita in mare fino a Pozzuoli, brevi e felici passeggiate in carrozza o a piedi attraverso il più prodigioso paese del mondo. Sotto il cielo più limpido il suolo più infido; macerie d’inconcepibile opulenza, mozzicate, sinistre; acque ribollenti, crepacci esalanti zolfo, montagne di scorie ribelli a ogni vegetazione, spazi brulli e desolati, e poi, d’improvviso, una verzura eternamente rigogliosa, che alligna dovunque può e s’innalza su tutta questa morte, cingendo stagni e rivi, affermandosi con superbi gruppi di querce perfino sui fianchi d’un antico cratere. Ed eccoci così rimbalzati di continuo tra le manifestazioni della natura e quella dei popoli. Si vorrebbe riflettere, ma ci si sente impari al compito.J. W. Goethe (Napoli 1 marzo 1787)

Nel corso della sua permanenza a Napoli Goethe si recò col principe di Waldeck, generale austriaco, e con il pittore Tischbein a Pozzuoli per una gita memorabile, in parte svolta per mare lungo l’incanto del Golfo di Napoli e poi proseguita in carrozza e a piedi. I fasti delle rovine imperiali romane lo attrassero e lo entusiasmarono, ma ancora di più i Campi Flegrei con i vulcani, le acque termali, le fumarole e le caverne che esalano zolfo. Un paesaggio indimenticabile anche per i turisti di oggi, di cui Goethe descrive le colline vulcaniche prive di vegetazione, che in alcuni punti mettono in luce il bianco “caolino” dei Monti Leucogei e gli ameni laghetti craterici con le pareti rivestite da maestose querce. Probabilmente tale descrizione si riferisce al Bosco degli Astroni. Goethe per la sua escursione utilizzò una carta topografica, che purtroppo è andata oggi perduta, e di tanto in tanto anche Tischbein si cimentava in qualche schizzo per ricordare i luoghi. Dall’itinerario descritto si potrebbe ritenere che egli dovette visitare anche il Lago di Agnano, prosciugato solamente nel 1872 e quindi ai suoi tempi ancora presente, la famosa Grotta del Cane, i Sudatori di San Germano e i non lontani laghetti dei Pisciarelli che sono alla base esterna del vulcano Solfatara. Tutte queste località sono ancora oggi osservabili e godono di una numerosa bibliografia scientifica, dovuta ai grandi e spettacolari fenomeni del bradisismo, che in due riprese ha causato a Pozzuoli e all’area circostante enormi danni sia alle abitazioni sia alla vita commerciale e industriale.

Altri testimoni famosi internazionali del Grand Tour furono: Guy de Maupassant, Edmondo De Amicis, Jean-Pierre Houël, il Barone Von Riedsel, Patrick Brydone, Algernon Swinburne, Vivant Denon, Didier, Francis Elliot, Emerson Farjasse, Alexandre Dumas padre , Hessemer, Knight, Emily Lowe, Claude de Marcellus, Munther, Tocqueville, Johann Wolfgang Goethe, George Gordon Byron, Ann Radcliffe, Percy Bisshe Shelley , Mary Wollstonecraft.

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