Il bradisimo (dal greco βραδύς bradýs, “lento” e σεισμός seismós, “scossa”), lento saliscendi dell’area geografica denominata Campi Flegrei è generato dai lenti movimenti di una caldera vulcanica “crollata” all’interno di un altra caldera più antica, risalente a 39 mila anni fa. Nel corso della storia, le prime menzioni di interazione con questi fenomeni ci sono arrivate attraverso fonti romane, che trovarono nei Campi Flegrei un eccellente territorio da antropizzare ma non privo di problematiche e sfide tecniche.
Una caldera dentro l’altra
In origine vi fu l’eruzione dell’Ignimbrite Campana, risalente a circa 39.000 anni fa, e poi quella recentemente scoperta dell’ eruzione di Masseria del Monte di 29.000 anni fa. Successivamente, l’eruzione di tra 15 e 12.000 anni fa chiamata “del Tufo Giallo Napoletano” generò una seconda caldera vulcanica all’interno di quella primaria, creando una situazione complessa di “galleggiamenti” di una caldera dentro l’altra. Questi movimenti lenti della terra, dovuti alla pressione del magma sottostante, che varia nel corso degli anni e dei secoli, sono detti appunto bradisismo. Da quel momento le manifestazioni si sono ristrette all’interno di questa più piccola caldera, risultando sempre più circoscritte in luoghi specifici, soprattutto nei bordi perimetrali.
La forma attuale del territorio Flegreo
Dopo l’eruzione del Tufo Giallo le epoche geologiche flegree sono state suddivise in tre momenti differenti. La terza, quella più recente, ha dato al forma al territorio come lo conosciamo adesso.
La prima epoca, tra 15.000 e 10.600 anni fa, caratterizzata da attività esplosiva e che produsse una serie di coni di tufo principalmente lungo il perimetro della caldera originale.
La seconda epoca, tra 9.600 – 9.200 anni, esplosiva e di bassa energia, interessò soprattutto la parte orientale della caldera (Soccavo, Agnano) ma anche i Fondi di Baia
Tra la seconda e terza epoca vi fu un importante innalzamento dell’intero blocco caldera dei Campi Flegrei di circa 90 metri rispetto al livello precedente.
La terza epoca, tra 5.500 – 3.800 anni, produsse una serie di manifestazioni sia esplosive che effusive, comunque di bassa energia tranne quella di Agnano-Monte Spina. Queste ultime manifestazioni determinarono la forma del territorio Flegreo come lo conosciamo oggi, in quanto hanno creato il Lago d’Averno, la Solfatara, gli Astroni, Cigliano, la Fossa Lupara, Nisida e la conformazione attuale di Agnano. Dalle manifestazioni effusive sono nate le rocce del Monte Olibano, usato come cava di pietre trachitiche.
Le prime testimonianze storiche con i Romani
Da indagini condotte sui molluschi presenti nelle colonne del cd. Tempio di Serapide a Pozzuoli, sappiamo che l’insabbiamento dell’edificio romano è cominciato diversi decenni dopo la sua costruzione, raggiungendo il massimo livello di immersione all’incirca nell’ 850 d.C.
Vi sono menzioni dirette e indirette già a partire dalla fine dell’età repubblicana: sia Giulio Cesare nel 59 a.C. che Agrippa nel 37-36 a.C. realizzarono opere di protezione per prevenire le inondazioni marine nel lago Lucrino (Portus Iulius) che minacciavano anche l’ostricoltura. Sappiamo che, poco dopo, la flotta militare si trasferì a Miseno. Nel corso dei secoli III e IV d.C. il lago Lucrino fu inghiottito dal mare e il lago d’ Averno si trasformò in una baia. Il Ninfeo di Claudio, così come il lago di Baia (lacus o sinus Baianus) fu invaso dalle acque tra il IV e il V secolo d.C.
Relativamente all’area del porto di Pozzuoli si possono schematizzare queste fasi:
- dal 300 a.C. al 620 d.C. vi fu un lentissimo sprofondamento fino a -7 m.s.l.m
- dal 620 al 700 vi fu una risalita abbastanza repentina fino a +4 m.s.l.m
- da 700 al 1320 vi fu un nuovo lento sprofondamento fino al minimo storico di circa -10 m.s.l.m
- dal 1470 al 1538 vi fu una ripida risalita (culminata con l’eruzione del Monte Nuovo) fino a +5 m.s.l.m
- dal 1538 vi fu un nuovo sprofondamento fino alla crisi bradisismica degli anni recenti, e conseguente risalita
L’ultima eruzione, il cratere del Monte Nuovo
L’ultima manifestazione esplosiva è avvenuta nel 1538, dopo un periodo di stasi durato più di 3.000 anni, e ha generato il cono di tufo del Monte Nuovo. L’eruzione è stata preceduta da importanti fenomeni precursori (sismicità, sollevamenti del suolo nell’area del cratere in formazione, degassamento), è durata una settimana ed è stata dominata da esplosioni freatomagmatiche, con generazione di correnti piroclastiche e depositi da caduta. [INGV]
L’evento di Pozzuoli del 28 Settembre 1538 suscitò un grande clamore in tutto il mondo antico, soprattutto fra gli appassionati e studiosi degli eventi naturali. In un brevissimo giro alcuni scrittori e religiosi dell’epoca scrissero e pubblicarono delle brevi testimonianze relative all’evento:
- Simone Porzio pubblicò l’opuscoletto in latino De Conflagratione Agri Puteolani Simonis Portii
- Girolamo Borgia scrisse in latino Incendium ad Avernum lacum horribile pridie calendas octobris. MDXXXVIII. nocte intempesta exortum
- Marco Antonio Delli Falconi pubblicò Dell’incendio di Pozzuolo Marco Antonio delli Falconi all’illustrissima signora marchesa della Padula nel MDXXXVIII
Quelli di Simone Porzio e Girolamo Borgia furono poco più che brevi epistole scritte in latino e composte da poche pagine, praticamente dei poemetti scritti in versi. Il lavoro di Marco Antonio Delli Falconi, molto più lungo è invece da considerarsi con maggiore interesse per quanto riguarda la descrizione dei fenomeni.
Importante sottolinearlo, Delli Falconi narra come l’eruzione fu ampiamente preannuciata da chiari segnali: “sono già ormai due anni che in Pozzuoli / in Napoli e nelle parti convicine son stati spessi terremoti, e nel giorno precedente che apparve tale incendio tra la notte e il giorno furono sentiti nei predetti luoghi più di venti terremoti tra grandi e piccoli“
Il Rischio Eruzione dei Campi Flegrei oggi
Osservando gli eventi del passato, si può dedurre che nel corso dei millenni vi è stata una progressiva diminuzione dell’intensità delle manifestazioni violente, sempre più circoscritte a luoghi specifici all’interno della caldera dei Campi Flegrei. Come già specificato, la stessa eruzione del Monte Nuovo fu a lungo preannuciata da chiari segnali, e nonostante l’eruzione, gli stessi abitanti di Pozzuoli ne uscirono, certo spaventati, ma fisicamente incolumi e ricoperti solo di cenere, così anche gli abitanti di Tripergole, poichè nelle cronache non si registrano vittime durante la catastrofe, e si crede che abbiano avuto tutti il tempo di fuggire dopo aver osservato i preoccupanti fenomeni geomorfologici concentrati tra Lucrino ed il Monte Gauro.
Tuttavia non è certo che, a seguito di aumento del bradisismo negativo (innalzamento della terra) debba necessariamente seguire una manifestazione violenta, come un’eruzione vulcanica.
Oggi, a differenza di un tempo, grazie all’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e all’Osservatorio Nazionale Vesuviano, esiste una complessa attività di studio, ricerca e monitoraggio costante che riuscirà certamente a cogliere ogni segnale critico con un tempismo utile alla gestione di un eventuale emergenza.
Per approfondire
- Eruzioni, sismi e bradisismo nei Campi Flegrei in epoca romana
tra fonti storiche ed evidenze archeologiche e geologiche – Antonio Jesús Talavera Montes (2022) - Il Rischio Eruzione nei Campi Flegrei – Benedetto De Vivo, Annamaria Lima, Robert J. Bodnar, Alfonsa Milia e Frank J. Spera– Le Scienze (2009)