La Villa Romana di Giulio Cesare
Una villa gigantesca che dominava l’insenatura di Baia
L’attuale Castello di Baia sorge sull’omonima Punta Castello. Nel mezzo dell’impianto del Castello, in epoca recente sono stati rinvenute le tracce di una grande villa romana tardo repubblicana su tre livelli di terrazzamento, poi trasformata in età giulio-claudia in settore residenziale di una villa ancora più estesa, ampliata verso il promontorio orientale (l’attuale piazza d’armi e alla cortina meridionale del Castello) e verso il quartiere marittimo (sono ancora esistenti numerose tracce sommerse di peschiere ed altre strutture marittime) dove si trova attualmente la Spiaggia del Castello di Baia. Sono numerose le fonti storiche relative alle ville dei grandi personaggi politici romani ma illuminante è un passo di Seneca ( Epistulae ad Lucilium V, 51,11) a proposito delle ville che Mario, Pompeo e Cesare avevano fatto costruire a Baia summis iugis montium: videbatur hoc magis militare ex edito speculari late longeque subitecta
Per approfondire PAOLA MINIERO – La Villa Romana nel Castello di Baia, una riesamina del contesto (2010)
Il castello Aragonese
Avamposto di primo ordine per la protezione delle coste
Il castello venne costruito nel 1495 da re Alfonso II d’Aragona per difendere il golfo di Pozzuoli dalle incursioni moresche, nell’ambito di un vasto programma di costruzione di sistemi di fortificazione condotto in tutta l’Italia meridionale, con lo scopo sia di predisporre una valida difesa contro le frequenti invasioni saracene, sia contro il tenace antagonismo dei baroni locali, spesso coalizzati per abbattere il dominio reale.
Lo storico Riccardo Filangieri riferisce che il sovrano, avvalendosi dei consigli dell’architetto Francesco di Giorgio Martini, fece erigere una fortificazione a Baia a difesa dell’ampia insenatura che va da Miseno a Nisida. Non restano oggi tracce dell’originaria architettura del castello, quale fu edificato in epoca aragonese, e poi radicalmente trasformato nei decenni successivi del vicereame spagnolo in seguito alle innovazioni introdotte nelle tecniche militari.
Il completamento dell’opera di rafforzamento del castello, lasciato interrotto dagli Aragonesi, fu attuato più tardi dal vicerè Pedro Alvarez de Toledo, quando il castello fu danneggiato nel 1538 dall’eruzione di Monte Nuovo, evento che rese necessari estesi restauri, congiunti a quelli voluti da Don Pedro, che comportarono la definitiva perdita della primitiva fisionomia, rappresentata in una xilografia del 1539, nella quale si scorge un altissimo mastio merlato a pianta quadrangolare, cinto da una cortina muraria a sua volta rinforzata da torri angolari parimenti merlate, con base a scarpa e pianta quadrata. Il nuovo organismo edilizio si presentò notevolmente ingrandito verso Sud fu costituito con mura poderose, direttamente poggiate sul banco di roccia tufacea, che fecero assumere ad esso l’aspetto che conserva tuttora.
L’ampio programma di potenziamento del sistema di difesa era concepito come una serie articolata di fortificazioni tra loro organicamente collegate; vennero infatti realizzate piazzeforti disposte prevalentemente lungo la costa (a Gaeta, Mondragone, Ischia, Baia e Pozzuoli), per ostacolare lo sbarco delle flotte nemiche.
Il Castello di Baia dopo la fine del presidio militare
Scenario di conflitti, carcere di guerra e orfanotrofio
Nel Settecento il castello fu quindi interessato da numerosi eventi: per un trentennio fu occupato dalle truppe austriache, subì nuovi assedi durante il breve periodo della Repubblica partenopea, e una ulteriore breve occupazione da parte delle truppe francesi di Giuseppe Bonaparte; e dopo la riconquista borbonica si procedette al rafforzamento del fortino a mare ed alla costruzione di nuovi quartieri per i soldati.
Nel 1887 il presidio militare del castello cessò la sua funzione di fortificazione posta a difesa del litorale flegreo, periodo a partire dal quale iniziò una fase di declino, con continui trasferimenti di proprietà da un’amministrazione all’altra.
Durante la prima guerra mondiale il forte fu adibito alla custodia dei prigionieri di guerra, per cui sul terrazzo della Torre Tenaglia furono innalzati alti muri per la creazione di un recinto.
Nel 1926 l’Alto Commissariato della Provincia ed il Comune di Napoli ottennero dal Demanio dello Stato che il castello fosse destinato a sede di un grande istituto per gli Orfani di Guerra; nell’arco di tre anni vennero effettuate notevoli opere che trasformarono radicalmente il castello, alterando e talvolta cancellando le tracce delle costruzioni realizzate nei secoli precedenti.
Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei
Il castello è oggi la sede del più importante museo Flegreo
Nel 1975 il castello cessò la sua funzione di orfanotrofio e la proprietà tornò al Demanio, che nel 1984 provvide ad assegnarlo alla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Napoli e Caserta, che ne aveva proposta la destinazione a museo archeologico dedicato dell’area flegrea.
L’allestimento museale ricostituisce contesti smembrati di provenienza flegrea (in diverse aree tematiche relative principalmente a Puteoli, Cuma, Baia Bacoli e Misenum, Liternum), riunendo reperti di vecchio ritrovamento, un tempo custoditi prevalentemente nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, a quelli provenienti dai recenti scavi dell’Università Federico II, dell’Orientale, del Centre J. Bérard e della Soprintendenza stessa.
Come arrivare al Castello di Baia
Si può raggiungere agevolmente il Castello di Baia tramite servizio di trasporto pubblico con bus. Attualmente la fermata della ferrovia Cumana più vicina al Castello è quella di Lucrino, che dista circa 3km dal Castello.