Il Praetorium Falcidii era un luogo situato a Puteoli dove si svolsero importanti vicende legate ai martiri cristiani puteolani. Il luogo non è mai stato ufficialmente identificato, tuttavia è menzionato più volte in diversi testi.
Per apprezzare al meglio l’articolo, si considera la lettura dell’articolo sui Martiri Puteolani
La lunga notte del 305 d.C.
Qui vorremo concentrarci sugli avvenimenti immediatamente successivi al martirio di Procolo, Acuzio ed Eutichete. I romani consentirono ai fratelli cristiani di prelevare i santi corpi e, nottetempo, alla luce di fiaccole, essi furono trasportati in una imprecisata località alle falde della collina di Cigliano, località sita appena fuori le mura cittadine a nord di Puteoli. La strada percorsa fu quella che passando per la Solfatara, giungeva fino alla località anticamente nota presso il popolo puteolano con il nome di Quadrivio di Santo Stefano. La località fungeva da raccordo tra la strada proveniente da Napoli (odierna via Vicinale Cigliano), la strada uscente da Pozzuoli (odierna via Celle), l’antica via Campana ed infine un’ultima strada oggi nota come via Cupa Cigliano. Fu proprio nei pressi del Quadrivio di Santo Stefano che trovarono sepoltura i tre santi martiri puteolani. Si, ma precisamente dove?
L’opinione comune degli studiosi
La zona della necropoli di via Celle ed in generale tutta la antica via Campana per alcuni chilometri, fu adoperata fin dalla età di Roma repubblicana (I sec. a. C.) come luogo di sepoltura poiché gli antichi erano soliti collocare i defunti al di fuori degli abitati cittadini anche per motivi igienici. Gli Atti Vaticani che riportano il martirio dei nostri santi, dicono testualmente che
Tradotto “I puteolani presero il diacono S. procolo, S. Eutichete e S. Acuzio loro concittadini, e li posero nel pretorio di Falcidio che è congiunto alla basilica di Santo Stefano nei pressi dello stesso incrocio” (vale a dire l’incrocio che porta lo stesso nome della basilica e cioè proprio il Quadrivio di Santo Stefano). Qui le sacre spoglie rimasero per lunghi secoli.
La maggior parte degli studiosi a partire dal Dubois, autore della più importante opera storiografica su Pozzuoli e la zona flegrea (Pouzzoles antique, 1907) identificano il pretorio di Falcidio e la basilica di Santo Stefano con alcuni edifici della necropoli di via Celle.
In particolare, le indagini recenti si sono concentrate su un edificio diverso dagli altri, dove sono state rilevate sepolture ad arcosolium . Ubicato nel settore meridionale della necropoli, in passato interpretato come collegium funeraticium: la struttura, solo genericamente databile sulla base della tecnica costruttiva a età medio-imperiale, presenta una pianta rettangolare, sviluppata attorno a un cortile all’interno del quale si erge un mausoleo; alla parete di fondo, absidata, è addossato un podio. Secondo una suggestiva ipotesi, il complesso e l’aula absidata potrebbero essere identificati rispettivamente con il praetorium Falcidii e la basilica Sancti Stefani ricordati negli Atti dei Martiri Puteolani.
Pozzuoli: maggio 1957
Senza entrare i polemica con eminenti studiosi, ma avendo consultato testi antichi e moderni, vorremmo riprendere una ipotesi formulata da studiosi locali in merito alla identificazione del praetorium Falcidii e della basilica Sancti Stefani.
Il canonico Scherillo nel 1845, nella monumentale opera intitolata Enciclopedia dell’Ecclesiastico, individua e descrive sommariamente sia il praetorium che la basilica in una località che attualmente è situata nella parte finale di via Vicinale Cigliano. Tuttavia, non acclude una mappa dei luoghi. Nel maggio 1957 il rettore del seminario di Pozzuoli mons. Vincenzo Cafaro ed il giovane sacerdote Angelo D’Ambrosio si recano nuovamente in quei posti, prendono misure e scattano foto. Cafaro da poi notizia del ritrovamento in un raro libro intitolato S. Procolo, Eutichete ed Acuzio – Cittadini e martiri puteolani nella storia e nella tradizione. Per motivi misteriosi il luogo non sarà mai oggetto di una scavo archeologico scientifico. Lo stesso D’Ambrosio, pur portando avanti le intuizioni di Cafaro, dichiarerà a più riprese di non essere sicuro del ritrovamento, forse perché messo a tacere da accademici e sovrintendenti vari che volevano altrove il praetorium e la basilica.
Per il momento ci fermiamo qui nella narrazione, ma di una cosa i cittadini puteolani devono prendere coscienza: le tombe dei martiri sono da sempre state venerate come luoghi di forza e di energia spirituale da cui attingere vigore per continuare il cammino tra le difficoltà della vita. Lo sapevano bene i primi cristiani che si facevano seppellire quanto più possibile vicino alle tombe dei martiri e si recavano colà per elevare preghiere ed ottenere benefici e guarigioni.
Il ritrovamento delle tombe dei martiri puteolani potrebbe segnare l’inizio del risveglio morale e religioso, prima ancora che economico, della nostra terra.
- D’Ambrosio Angelo – Storia della mia terra. Pozzuoli, 1976
- Charles Dubois – Pouzzoles Antique 1907