La grotta del cane è un ambiente ipogeo scavato nel costone meridionale del cratere di Agnano. La conca di Agnano fu esplorata e apprezzata dai coloni greci durante la colonizzazione di Cuma e Neapolis, soprattutto per la presenza di sorgenti idrotermali.
La grotta è datata III-II a.C. sebbene le tracce più antiche risalgano al IV – III sec. a.C., in particolare per quanto riguarda ciò che resta di un antico edificio monumentale, probabilmente legato al culto di una divinità salutifera, connessa al culto delle acque. Interessante notare come numerosi blocchi di tufo riportino ancora i simboli utilzzati dalle maestranze di cantiere, proprio come quelli delle mura greche di Neapolis (presso piazza Cavour e piazza Bellini).
Una “sauna” greca
Con ogni probabilità, la cavità ipogea artificiale di 32mq fu in passato un sudatorio o un bagno termale, a conferma è presente anche un cordolo perimetrale che fungeva da seduta o camminatoio e un lucernaio, ora ostruito. Poi, con l’intensificarsi dell’attività geotermica aumentò la presenza di anidride carbonica al punto da rendere la grotta mortale. Uomini e animali, respirando aria ricca di CO2 e povera di ossigeno, sarebbero svenuti nel giro di pochi secondi, e successivamente sarebbero morti per soffocamento a causa di mancanza d’ossigeno. Per ovvi motivi, quindi, la cavità è attualmente chiusa al pubblico e tale rimarrà per sempre.
Perchè Grotta del Cane?
Il curioso titolo prende nome dall’esperimento ivi condotto per interi secoli, a scopo di studio o semplice meraviglia per turisti e avventori di passaggio. In passato era già rinomata la cattiva fama della grotta, luogo di “Mortiferum Spiritum exalans” e già definito Antro di Caronte, tuttavia non se ne conoscevano le cause scientifiche. Nel Seicento si diffuse una comune pratica nel dimostrare i “prodigi” dell’antro portando dei visitatori accompagnati da un cane. Entrando nell’antro, difatti, gli uomini non erano in grado di percepire alcunchè; al contrario il cane, stramazzava dopo poco al suolo, incosciente. La povera bestia veniva poi trasportata fuori e fatta rianimare gettandola tra le acque del lago di Agnano.
L’arcano svelato
Solo decine e decine di anni più tardi fu svelato il mistero: l’anidride carbonica, pesando più dell’ossigeno, si concentrava in basso, e pertanto non era in grado di essere respirata dagli uomini, mentre ciò non avveniva per gli animali. Nell’Ottocento il fisico Pasquale Panvini volle verificare personalmente gli effetti, abbassandosi con la testa quasi al suolo e respirando per qualche secondo. Notò dapprima dei pruriti, poi dei formicolii, e infine un senso di spossatezza e di affanno che lo indussero a buona ragione a desistere dall’esperimento.
Menzioni della grotta da Goethe a Dumas
La grotta, in particolar modo durante il Grand Tour, diventa una delle principali attrazioni dei Campi Flegrei. Qui vi passa anche Johann Wolfgang von Goethe e la menziona nel suo “Viaggio in Italia”. Successivamente il padre omonimo del celebre Alexandre Dumas (scrittore de “I tre moschettieri”), meno celebre ma anch’egli uno scrittore, ne scrive proprio ne “Il Corricolo”. Riportiamo il passo.