Esiste una sinistra leggenda puteolana, legata alla cosiddetta chiesa del Purgatorio.
L’edificio religioso in realtà nacque ufficialmente come Santa Maria della Pietà, fu costruito nel 1639 dalla Confraternita della Buona Morte, sotto la guida del vescovo spagnolo Martin de Leòn Y Càrdenas. Attualmente è abbandonato da diversi anni e chiuso al pubblico, dopo un breve periodo di apertura adibito a mostre e spettacoli culturali.
Nel 1779 il vescovo Girolamo Dandolfi la consacrò alla Santa Croce, ma continuò sino ad oggi ad essere conosciuto con l’appellativo del Purgatorio a causa della devozione alle anime purganti. Qui vi si riunivano i confratelli vestiti di sacco nero e salmodiavano per aiutare le sofferenti anime dei defunti. Come narra Raimondo Annecchino “…leggenda vuole che nel cuore della notte, e fino alle ore antelucane, si riunissero in preghiera le anime purganti. A conferma della strana diceria, avvenne che una pia donna, avendo per errore anticipata l’ora per andarvi ad ascoltare la prima messa e trovatala chiusa, incuriosita dall’eco di salmodie interne, spiò verso l’interno attraverso il buco della serratura, ma ciò che vide la rese sgomenta: attraverso il foro scorse scheletri vestiti da confratelli, che alla luce dei ceri accesi, pregavano in coro. La donna, atterrita dallo spavento e tornata di corsa a casa, venne colta da una forte febbre che in pochi giorni la uccise.”
Leggenda o no, gli scheletri ci sono, seppur negli affreschi della cripta, situata al piano inferiore a quello di calpestio, dove un tempo avvenivano i rituali del culto dei morti. Architettonicamente, la chiesa ha una sistemazione urbanistica prettamente barocca. Si accede ad essa mediante scale tortuose. Non presenta grandi arditezze nella facciata che, con la linearità degli stucchi, s’innesta bene nell’ambiente. La pianta è a croce latina ad una sola navata coperta da volte a botte ribassata e decorata con grandi riquadri. Sull’ingresso la volta chiude a padiglione coin due putti reggifestoni in stucco. Il transetto è delimitato da gruppi di colonne ioniche sormontate da una piccola cupola. Molto interessante la cantoria e l’organo (anno 1780, organaro Francesco Cimmino), con l’originale decorazione arabescata. Sulle pareti della navata c’è il Calendario Eucaristico Perpetuo che indica per ciascun giorno dell’anno il nome del fedele per il quale bisogna pregare o suffragare l’anima.
- Angelo D’Ambrosio, Raffaele Giamminelli – Chiese di Pozzuoli, Napoli, 1964