La splendente Baia era, come è certamente risaputo, meta prediletta degli imperatori, che spesso vi ebbero anche dimora temporanea.
Proprio grazie a queste attenzioni, Baia diventò eccezionalmente bella – e non parliamo solo dei rinomati stabilimenti termali – anche l’ingresso dal mare, all’epoca, dovette essere qualcosa di
settacolare: come dimostrano gli scavi effettuati nel 1923 per la realizzazione della nuova banchina, fu rilevato un ambiente monumentale di forte taglio scenografico per l’ingresso nella città, ipotizzato poi successivamente come Ninfeo di Alessandro Severo. Ma gli scavi e i rilievi furono presto vinti dalla necessità della realizzazione della nuova ed attuale banchina, e finirono pertanto inglobati nel cemento così come il molo caligoliano di Pozzuoli.
Dal 1923 al 1928 i lavori proseguirono ininterrottamente, e i danni furono certamente molti. Rilievi approssimati, dragaggi e metodi non idonei crearono più danni che altro: furono ripescati
numerosissimi frammenti architettonici e fregi di alta manifattura, nonchè statue, e numerose fistole plumbee (condutture idriche), riportanti principalmente il nome di Alessandro Severo, imperatore dal 222 al 235 d.C. Per finire, le strutture rimanenti vennero totalmente ricoperte e con loro venne sommersa la storia di queste architetture.
F. Maniscalco avanza pertanto l’ipotesi che tali strutture furono pertinenti al Palatium severiano o comunque edificate ex novo dagli stessi Severi. E’ possibile subito immaginare l’analogia con il Septizodium romano o con il Ninfeo di Alessandro Severo di Roma: strutture assolutamente imponenti, il quale principale obiettivo era meravigliare, unito alla loro funzione pratica di fontana monumentale o semplicemente celebrativa.
Bibliografia
- Ninfei ed edifici marittimi severiani del Palatium Imperiale di Baia, Fabio Maniscalco, 1997