La città di Pozzuoli è il capoluogo del territorio dei Campi Flegrei.
Insediamento greco, poi sannitico, con la conquista romana (338 a. C.) venne posizionato un avamposto militare romano sulla rupe dell’attuale Rione Terra, che si consolidò presto in città con la deduzione, nel 194 a.C., di una colonia di 300 cittadini romani, probabilmente i veterani scipionici di Zama. La graduale romanizzazione della città sostituì il nome precedente, forse Dicearchia, con il nuovo nome latino di Puteoli.
Da Puteoli a Pozzuoli
Secondo Strabone, storico e geografo greco antico (64 a.C. – 24 d.C.), la colonia romana (Puteoli) e oggi città di Pozzuoli fu chiamata così a causa dei pozzi idrotermali (putei, i quali in diminutivo plurale diventano puteoli) che erano naturalmente disseminati per la particolare conformazione geologica dei luoghi (dal latino pŭtĕus [puteus], putei, cioè pozzo, cisterna, buca, fossa, sfiatatoio, prigione sotterranea per gli schiavi)
oppure dalla caratteristica puzza delle acque sulfuree (dal latino pūtĕo, pūtes, putui, pūtēre cioè puzzare, marcire, essere putrefatto)
O comunque per la sussitenza di entrambi i motivi in quanto erano due effetti dello stesso fenomeno.
Seguitano poi le spiagge di Dicearchia ed anche la città stessa, la quale fu anticamente l’arsenale marittimo de’ Cumei fabbricato sopra un’altura; ma nel tempo della guerra di Annibale i Romani vi collocarono una colonia, e cambiandole il nome la dissero Puteoli, o dai pozzi che vi sono, o secondo altri dalla puzza che mandano le acque in tutto il paese che stendesi fino a Baja ed all’agro Cumano, pieno di solfo, di fuoco e di acque calde. E alcuni tengono che per questo motivo il territorio di Cuma sia stato detto Flegreo; e che questi fuochi e queste acque calde abbiano dato luogo a quello che si racconta dei Giganti colpiti dal fulmine e atterrati in quella regione. Del resto Dicearchia è divenuta un grandissimo emporio, con buone stazioui di navi che furono agevolmente costrutte per la natura della sabbia di que’ dintorni, la quale meschiata con certa misura alla calce si collega e fa presa con quella; sicchè meschiando al cemento quella polvere sabbionosa poterono piantare argini dentro il mare, e dar alle piagge aperte forma di golfi, dove poi si potessero introdurle con sicurezza le più grandi navi da carico. Al di sopra di questa città s’apre il Foro di Vulcano, una pianura tutta circondata da monti ardenti, i quali in più luoghi spirano fiamme quasi da camini, con uno strepito simile al tuono. Ed anche la pianura è piena di cave di solfo.Geografia (Strabone) - Volume 3/Libro V/Capo IX
La trasformazione linguistica del termine ha mantenuto la radice comune dal latino al volgare, seguendo l’ipotesi di Strabone relativa all’immagine dei “piccoli pozzi” (Pozzuoli).