Dopo lo splendore dell’età romana e l’importanza che detennero in tutto il mondo conosciuto e antropizzato, la colonia romana di Puteoli ed i Campi Flegrei attraversarono il periodo più scuro di tutta la loro storia, a causa di un susseguirsi continuo di instabilità amministrative e calamità naturali.
Nell’immaginario collettivo diffuso, il medioevo è quello risalente al basso periodo (ovvero dall’anno 1000 al 1492) e porta alla mente visioni di re e dei loro reami, sfarzose corti, nobili vestiti di velluto, imponenti castelli, giostre di cavalieri in uniforme, villaggi con tetti a falda; fuori dalla cinta muraria verdi campagne e coltivazioni nei feudi di conti e proprietari terrieri. Un concetto di medioevo poco aderente con le vicissitudini di parte dell’Italia, ed in particolare del sud italia, mentre ben si attesta in alcuni ducati e principati del centro e nord, nonchè nell’Europa centrale, in Inghilterra, Francia e Spagna – non a caso alcuni dei paesi che hanno poi conquistato, con i loro reami più forti, i più piccoli e deboli feudi e ducati di frammentazione romana.
L’alto medioevo nei Campi Flegrei
Nel tardo impero la colonia di Puteoli risentì certamente delle problematiche amministrative imperiali sempre più crescenti, ma dovette godere comunque ancora di una certa vivacità e realtivo benessere, come dimostrano alcune tarde iscrizioni relative a lavori pubblici, restauri e menzioni di personaggi civici illustri. È importante peraltro menzionare che dal IV sec d.C. cominciano anche i gravi problemi di insabbiamento dovuti al bradisismo flegreo che porteranno la costa all’immersione fino al livello massimo di 4 metri sotto il livello del mare nel X sec. d.C. (Niccolini/Parascandola/Caputo).
Dal sacco di Roma di Alarico nel 410 d.C. si perdono le notizie di Puteoli. Dal suo passaggio per Capua e Nola è lecito supporre che abbia razziato anche la città di Puteoli – come asserisce con una certa sicurezza lo scrittore Scipione Mazzella. Le conseguenze principali furono:
- decadimento e abbandono definitivo delle attività commerciali via mare
- un ritiro della stessa popolazione in posizioni più fortificate, elevate e facilmente difendibili (il Castello di Puteoli, ovvero il Rione Terra, la rocca di Cuma, Napoli – ma potrebbe essere anche il caso della località Cigliano, dove sono documentate numerose testimonianze paleocristiane)
Nel 455 d.C. Genserico re dei Vandali effettua un nuovo sacco ai danni di Roma ed altre città romane.
Il 476 d.C. è definito come l’anno della fine dell’impero romano d’occidente, l’anno dove viene deposto l’ultimo Re di Roma in favore di un “barbaro”. Nascono i regni romano-germanici. Resta al potere l’Impero Romano d’Oriente, ovvero l’impero Bizantino.
Il senatore Cassiodoro nel 527 d.C. invita il re Atalarico ad effettuare un soggiorno presso Baia a scopi terapeutici, lasciando intendere che esistesse ancora un qualche tipo di insediamento, forse dedicato esclusivamente a questa funzione.
Non è documentato alcun ruolo di Puteoli nella spedizione del bizantino Belisario in Campania per la riconquista di Napoli e Roma sotto il giogo dell’Impero Romano d’Oriente (536-537 d.C.)
Nel De Bello Gothico del bizantino Procopio (551-553 d.C) il re degli Ostrogoti, Totila, mentre cerca di espugnare Napoli, invia un distaccamento dell’esercito che “si impadronì del castello di Cuma e di altri forti, raccogliendone gran somma di danaro”. Ancora Scipione Mazzella, sulla stessa vicenda: “Partito d’Italia Totila, rimase la città di Pozzuolo desolata, e senza nissuno habitatore; onde tutti quei nobili edifici che solevano essere stranze d’Imperatori, e di nobilissimi Romani, divennero habitationi di greggi e di pastori.”
In nessun caso nelle cronache del tempo viene menzionata direttamente la città di Puteoli. Viene menzionate invece molto più frequentemente Cuma, segno che ebbe una notevole vitalità fino al basso medioevo.
Longobardi, Normanni, Svevi
Nel 568 d.C. in Italia arrivano i Longobardi, e riescono a prendere Benevento nel 571 d.C. istituendo un ducato.
Nel 715 d.C. il longobardo Romualdo II di Benevento promuove incursioni ai danni Pozzuoli, che viene ancora una volta saccheggiata e distrutta.
Nel 866 d.C. l’insediamento di Miseno viene distrutto dagli arabi di Sicilia. Nello stesso periodo, il regnante carolingio Ludovico II marciò dal nord Italia verso il sud al fine di liberare (e conquistare) quest’ultimo, senza però riuscire nell’intento.
I Campi Flegrei erano ormai diventati una bellicosa e sterile terra di confine tra il potere delle popolazioni conquistatrici centro europee che continuavano a susseguirsi nel corso dei decenni, sempre in contrasto con l’esarcato bizantino, nello specifico con il ducato di Napoli, il quale resistette fino al 1137, venendo poi inglobato nel Sud Italia dei Normanni.
Il basso medioevo nei Campi Flegrei
Il Castrum Putheolorum è vivacemente conteso tra i Normanni e il Ducato di Napoli fino alla definitiva conquista normanna di tutto il sud italia.
Nel 1135 appare chiaro come, ancora una volta, di Pozzuoli rimase ben poco:
Ad aggravare la già pessima situazione, nel 1198 è documentata un’eruzione della Solfatara di Pozzuoli. Studi recenti tuttavia hanno messo in dubbio le dichiarazioni degli scrittori Scipione Mazzella e Giulio Cesare Capaccio confermando ipoteticamente l’evento ma supponendo una manifestazione sicuramente non evidente come quella relativa all’eruzione del monte nuovo nel 1538.
E’ con l’avvento del regno di Federico II di Svevia che finalmente i Campi Flegrei tornano lentamente a risorgere, restando però sempre un semplice castrum, territorialmente differenziato da quello cumano, ma sempre senza alcun titolo politico o amministrativo. Si riscopre il termalismo.
Ma è solamente con gli angioini che Pozzuoli, Napoli ed il sud tutto, rinascono davvero. Carlo I D’Angiò arriva a sconfiggere gli Svevi a Benevento nel 1266 e conquista il regno.
Puteoli, da feudo a città
Con la nuova monarchia angioina, Pozzuoli, dopo essere stata concessa in feudo da Carlo I d’Angiò (1266-1285) a Jean de Maflers nel 1271, a Ludovico de Mons nel 1283 e da Carlo II d’Angiò (1285- 1309) a Ermengardo de Sabran nel 1294, fu dichiarata in perpetuo città demaniale da Carlo II d’Angiò con real privilegio del 9 maggio 1296.
Nasceva così l’ «universitas» di Pozzuoli cioè la comunità cittadina, libera di governarsi e di amministrare i propri beni fondiari, vagheggiata dai Puteolani sin dal 1254 quando si ribellarono a Guido Filangieri, loro signore feudale. L’autonomia amministrativa favorì lo sviluppo dell’economia puteolana che si fondava sulla pesca, sull’agricoltura, sull’estrazione dell’allume e sull’attività termale. Grande è lo sviluppo di alcuni centri termali, religiosi ed assistenziali, in particolar modo quello di Tripergole, che verrà poi distrutto dall’eruzione del Monte Nuovo nel 1538.
Inizia così a fiorire, con parecchio ritardo invero, il vero medioevo Puteolano. Vengono in seguito anche elevati i cittadini più influenti e qualificati per le funzioni amministrative più prestigiose – ovvero la giudicatura e il notariato – nonchè per le cariche ecclesiastiche. Tra Angioini e Aragonesi sono conosciuti i Capomazza, De Dalia, Di Costanzo, Florula, Aquilerio, Bonomo, Damiani, De Fraia, De Zoffo / Cioffo, Di Bonito, Russo, Sabbatini, Costantino, Assante, De Composta, De Magistris, Taliercio, Boffa.
- Campania tardoantica, Eliodoro Savino
- Puteoli Romana, istituzioni e società, Giuseppe Camodeca
- Cassiodoro, Variae IX, 6
- De Bello Gotico o La Guerra Gotica di Procopio
- The relevance of the 1198 eruption of Solfatara in the Phlegrean Fields (Campi Flegrei) as revealed by medieval manuscripts and historical sources di Roberto Scandone
- Chronicon antiquum sacri monasterij Cassinensis, Leone Marsicano
- Pozzuoli – Storia tradizioni e immagini di Gianni Race
- Pozzuoli – uomini e vicende tra Medioevo ed Età Moderna di Rosario di Bonito