Punta dell’Epitaffio, assieme a Punta Castello, sono i due promontori a picco sul mare che racchiudono il Golfo di Baia. Mentre per Punta Castello l’etimologia pare abbastanza scontata (al di sopra di tale promontorio sorge il Castello Aragonese di Baia), Punta Epitaffio suggerisce subito l’esistenza di un epitaffio, appunto, ovvero una “iscrizione, spesso sepolcrale, a volte in forma di breve componimento in versi” [Treccani]. L’epitaffio è oggi andato perduto e non è mai stato ritrovato, ma conosciamo in parte ciò che menzionava.
Il rilancio del Termalismo Flegreo ai tempi degli Aragonesi
Nel 1666 il viceré spagnolo Pietro Antonio d’Aragona (Lucena, 1611 – Madrid, 1690), nel quadro di un rilancio economico dei Campi Flegrei, ordinò un censimento delle sorgenti termali e dopo una lunga e paziente ricerca venne rilevato che, nonostante lo sconvolgimento prodotto dall’eruzione del Monte Nuovo, esistevano ancora all’incirca quaranta fonti attive. ll compito fu affidato a Sebastiano Bartolo, medico e professore primario di anatomia e filosofia al Ginnasio napoletano e studioso di cose antiche. Nel 1668 il Viceré, oltre a far riattivare quasi tutti i bagni termali, ordinò che venissero apposti tre epitaffi, uno all’ingresso della Grotta di Pozzuoli (oggi è visibile nel Parco Virgiliano di Mergellina) contenente l’elenco dei dodici bagni tra Fuorigrotta e Pozzuoli; il secondo epitaffio al largo Malva con l’elenco di diciannove bagni tra Pozzuoli e Baia e infine sul piccolo promontorio, noto, appunto, come Punta Epitaffio, l’elenco delle otto sorgenti termali tra Baia e Miseno, e che delle tre lapidi è l’unica andata perduta.
L’elenco delle fonti termali ebbe anche una pubblicazione ufficiale da parte del Bartolo e del Vicerè, conosciuta con il nome “Breve ragguaglio de’ bagni di Pozzuolo dispersi, investigati per ordine dell’ecc.mo signore d. Pietro Antonio d’Aragona vicere, e ritrovati.” edita nel 1667 a Napoli
Questi erano gli otto bagni indicati dall’epitaffio di Baia:
- Bagno del Sole e della Luna
- Bagno di Colma
- Bagno di Gibboroso
- Bagno della Fonte del Vescovo
- Bagno delle Fate
- Bagno di Bracula
- Bagno della Spelonca
- Bagno del Finocchio
L’ultima pista, l’Inghilterra
Il canonico Andrea de Jorio (Procida, 16 febbraio 1769 – Napoli, 1º febbraio 1851) nel suo “Storia di Pozzuoli e Contorno” del (1835) scrive, relativamente all’epitaffio di Baia: “Pochi anni (or) sono andava in rovina, ed affinché l’iscrizione non fosse precipitata nel mare, alcuni uffiziali inglesi la tolsero via, e la posero in luogo sicuro a bordo della loro fregata.”
Poichè in passato molte lapidi, statue e iscrizioni antiche finirono in macine per fabbricare polvere di marmo (molto richiesta per l’edilizia e decorazioni), il supposto trafugamento di questo epitaffio, lecito o meno che sia stato, potrebbe averlo salvato da un destino ben peggiore. Resta ora solo da sperare in un suo fortuito ri-trovamento in qualche dimenticato deposito d’oltremare.
- Andrea de Iorio – Indicazione del più rimarcabile in Napoli e contorni, 1835
- Di Bonito / Giamminelli – Le Terme dei Campi Flegrei, 1992