La Puteoli romana era suddivisa in regiones (regioni amministrative) analogamente alla città di Roma. Alcuni nomi erano addirittura identici. Le regiones attualmente note a Puteoli sono sette: la regio Arae Lucullanae, la regio Decatriae, la regio Hortensiana, la regio Palatina, la regio Portae Triumphalis, la regio vici Vestoriani et Calipurniani e la regio Clivi Vitrari sive Vici Turari, quest’ultima l’argomento di questo articolo.
La via degli artigiani puteolani
Regio Clivi Vitrari sive Vici Turari significa letteralmente il “quartiere del declivo dei vetrai o dei mercanti d’incenso/profumi”. Queste due attività erano difatti alcune delle specialità di Puteoli (ricordiamo le famosissime fiaschette-souvenir). L’attestazione è nota grazie al rinvenimento in situ di una base con statua commemorativa al celebre console Lolliano Mavorzio, che riportava il nome della regio. Ma la zona tutta, a cavallo tra il Rione Terra e la terrazza superiore di Pozzuoli, è particolarmente ricca di reperti e ruderi archeologici. A conferma del nome difatti rinvenuta una fornace per la realizzazione del vetro soffiato, attiva e particolarmente fiorente dal III al IV secolo d.C. Ma non solo, in questa zona è menzionata anche una via tecta, cioè una strada coperta, molto probabilmente una vera e propria galleria commerciale.
Artigianato rinomato ed esportato in tutto il mondo
Il vetro nel mondo romano era certamente diverso da come l’apprezziamo oggi. Tecnicamente inferiore in termini di purezza e resistenza, era tuttavia molto più utilizzato per numerosi oggetti d’uso quotidiano che attualmente sono stati sostituiti dalla plastica. E soprattutto, era molto economico e tutti potevano acquistarlo. Basti pensare a tutte le i tipi di contenitori per conservare liquidi: lacrimatoi, balsamari, fiaschette, bicchieri, vasi, brocche, urne. Non solo oggetti d’uso comune, ma soprattutto gioielli, collane, orecchini… qui la fantasia dell’artigiano era fondamentale nel realizzare qualcosa di unico e di moda (vetri colorati, iridescenti etc.). Alcuni oggetti in vetro dell’epoca romana erano difatti mirabilmente lavorati, realizzati con grande maestria e creatività degli artigiani. Basti pensare alla spettacolare Coppa di Licurgo (in foto).
Sicuramente a Puteoli era possibile trovare una manifattura di qualità per i più esigenti. La sabbia per la fabbricazione di tale materiale, abbondante sulle coste Flegree, era prelevata principalmente dal litorale cumano. La soffiatura del vetro consentiva di ottenere oggetti molto leggeri, e soprattutto, realizzabili in pochissimo tempo. Certamente provenienti da questa regio, abbiamo le cosiddette Fiaschette di Puteoli, prodotte e realizzate in alcune di queste botteghe: dei souvenir con i monumenti di Puteoli da portare nella propria casa delle colonie settentrionali o nelle provincie africane.
I reperti della regio
Attualmente presso tale area sono stati rinvenuti numerosi ruderi. Il più esteso e tuttora visibile è quello relativo ad un complesso termale, conosciuto volgarmente come le Terme di Via Ragnisco. I ruderi dell’edificio sono stati più volte ammodernati e ristrutturati, in una datazione che va dalla fine dell’età repubblicana agli inizi del II sec. d.C. Del complesso, articolato su terrazze a seguire l’andamento digradante della collina, si possono riconoscere solo alcuni resti relativi a due ambienti: parte delle strutture murarie in opera reticolata e mista, una vasca rivestita in signino e tracce del praefurnium.
Sempre lungo l’attuale Via Ragnisco sono visibili anche delle gallerie, chiuse al pubblico. Esse sono gli ambienti d’ingresso alla via tecta, la quale si estende sicuramente sotto l’attuale giardino pubblico di Villa Avellino. Altri ruderi sono presenti un pò ovunque inglobati nelle abitazioni, sempre da ricondursi a resti di strutture di botteghe, magazzini e anche ambienti abitativi.
Riferimenti
- Puteoli, Studi di Storia Antica I (Camodeca)
- Claudia Valeri, Marmora phlegraea: sculture dal Rione Terra di Pozzuoli
- Tony Hackens, Flotte E Commercio Greco, Cartaginese Ed Etrusco Nel Mar Tirreno