Oggetto: | Reliquiario del sangue di san Gennaro |
Denominazione comune: | Sangue di san Gennaro |
Ubicazione (attuale): | Museo Diocesano al Rione Terra (Pozzuoli), nella prima sala che si incontra salendo al I piano |
Provenienza (ultima): | Deposito materiale al Villaggio del Fanciullo di Pozzuoli. |
Datazione: | Sec. XVIII |
Autore: | Ignoto |
Scuola: | Napoletana |
Materiale: | Legno (base), argento (reliquiario), rame (teca), vetro (teca e fiala) |
Dimensioni : | h. 37 cm., base 14 cm., ricettacolo 11,5 cm. |
Descrizione
È un reliquiario ad “ostensorio”.
Su una struttura lignea sagomata è applicato il reliquiario argenteo eseguito in lastra sbalzata e cesellata, decorato con motivi vegetali.
Al di sotto della teca è posto un cherubino, al di sopra invece è ornata da una croce apicale.
La teca è costituita da una custodia ovale all’interno del quale, sulle due facce, son racchiusi i due vetri che permettono la visione della fiala racchiusa all’interno. Lungo il perimetro della teca, sia sulla parte anteriore sia su quella posteriore, è incisa la seguente scritta:
Α Ω EX SANGVINE S. IANVARII EPI. MART. PATR.
Probabilmente il reliquiario è stato adattato ad ospitare la custodia in rame, data l’assenza della cornice lungo il perimetro di essa.
All’interno della teca si osserva, in posizione verticale, una fiala vitrea contenente del materiale solido di color rossastro concentrato principalmente sul fondo e nella parte alta.
Premessa
È doveroso precisare che l’economia di questa pagina non permette un racconto esaustivo e dettagliato dell’argomento. Le domande in merito sono tante e a molte è possibile rispondere solo per ipotesi, le fonti fino ad ora note non permettono una ricostruzione certa della storia di questa reliquia.
Volutamente non si parlerà del fenomeno prodigioso legato ad altre reliquie del santo perché lo si farà in uno scritto apposito e perché comunque non si manifesta nella fiala del reliquiario in oggetto.
La moltiplicazione della reliquia del sangue di san Gennaro
Del cd. sangue di san Gennaro non esistono solo le ampolle custodite nell’artistico reliquiario conservato nella Cappella del Tesoro del Duomo di Napoli ma ci sono altre fiale che sembrano contenere la medesima sostanza. Non si sa per certo da dove proviene il “sangue” contenuto negli altri reliquari, l’ipotesi più verosimile è che dalla ampolla piccola del famoso reliquiario napoletano, in data imprecisata, sia stato prelevato un po’ del contenuto e da questo ci sia stata una sorta di moltiplicazione della reliquia.
Lo svuotamento, se ci è stato, è avvenuto prima del XIV sec., cioè prima che le due famose ampolle fossero collocate nel prezioso reliquario angioino. Dal contenuto prelevato si sarebbe formata una terza ampolla e da questa, nei secoli, si è attinta per creare nuove reliquie contenente il cd. sangue di san Gennaro, vescovo di Benevento, martirizzato a Pozzuoli nel 305 d.C. nei pressi del vulcano Solfatara, patrono di Napoli e patrono principale, insieme a san Procolo diacono e martire, della Diocesi di Pozzuoli.
Le notizie certe della reliquia puteolana
Le uniche notizie certe, ad oggi, stando alle fonti, a parte la storia dell’ultimo mezzo secolo dove si è rischiato di perdere la reliquia, è che essa il 26 giugno 1877 fu donata da una certa Geronima in Carbonelli al vescovo di Pozzuoli, Gennaro De Vivo. La donna la ebbe in eredità dal padre, Francesco, che la ebbe a sua volta in dono dallo zio, il canonico del Duomo di Napoli, Alessandro Maria Kalefati, e che il contenuto proviene dall’ampolla piccola conservata nella Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli.
Ipotesi ricostruttiva della storia della reliquia puteolana
Giacomo Sabbatino, un cicerone di Pozzuoli, tra il 1707 e il 1709, redisse un manoscritto/relazione (attualmente conservato in una biblioteca dell’Università del Texas ad Austin, USA) per il conte bolognese Ferdinando Ranuzzi Cospi; a proposito del santuario di San Gennaro alla Solfatara scrive: “questa chiesa custodisce da una parte il busto e la pietra macchiata di sangue, entrambi di marmo, dall’altra, in un loculo, una fiala piena di vero sangue del santo, portata via da Napoli, qui riempita con parte del sangue conservato nell’altra ampolla piccola”.
Ad inizio ‘700 sembra quindi essere conservata a Pozzuoli, in quella che oggi è la chiesa parrocchiale dei SS. Gennaro, Festo e Desiderio, una ampolla contenente il sangue del santo patrono di Napoli e Pozzuoli. Altro il testo non dice, silenzio in merito vi è anche nelle guide di Pozzuoli anteriori e posteriori allo scritto del Sabbatino.
Probabilmente la reliquia fu creata nel 1702, quando il re di Spagna, Filippo V, visitò Napoli e in quella occasione sembra che gli fu fatto dono di un’ampolla contenete il sangue di san Gennaro. Se una ampolla andò in Spagna (nella cappella reale di Madrid c’è una reliquia di san Gennaro), un’altra probabilmente fu donata al Santuario di Pozzuoli dall’arcivescovo di Napoli, Giacomo Cantelmo (1691-1702), molto affezionato al sacro luogo.
Probabilmente dato il non verificarsi dell’evento prodigioso, a differenza di quanto avveniva sulla cd. pietra di san Gennaro, i frati Cappuccini, custodi del Santuario dal sec. XVI, onde evitare dubbi tra i fedeli, decisero di togliere dalla vista la reliquia napoletana (dopo il 1709, anno in cui il Sabbatino aveva finito di redigere il suo “discorso”/manoscritto).
La reliquia forse fu donata dai frati a qualche nobile napoletano legato al Santuario (l’edificio col convento fu costruito nel XVI sec. per volere degli amministratori e patrizi napoletani, ancora oggi il Comune di Napoli è proprietario dell’immobile). Costui, o qualche suo erede, probabilmente donò, a metà ‘700, la reliquia al canonico del duomo di Napoli, Alessandro Maria Kalefati (1726-1794), noto antiquario. Quando questo nel 1783 si stabilì ad Oria (Puglia) dove era stato nominato vescovo, prima della partenza, probabilmente, scisse il contenuto della reliquia in due parti andando a creare due ampolline: una che verrà donata ad una parente del suo vicesegretario che la porterà nella chiesa napoletana di San Gennaro ai poveri e un’altra la donerà a suo nipote Francesco. Morto quest’ultimo la reliquia va in eredità alla figlia, Geronima moglie di Raimondo Carbonelli, che il 26 giugno 1877 la dona al vescovo di Pozzuoli, Gennaro De Vivo (1876-1893).
Il presule, dato il clima culturale dell’epoca, probabilmente dovette ritenere essere più prudente nascondere la reliquia nel suo appartamento privato al palazzo vescovile del Rione Terra oppure nella cassetta delle reliquie della Cattedrale di Pozzuoli.
La triste e fortunata storia recente
Il sacro oggetto rimase sulla rocca puteolana fino a poco prima del tramonto di venerdì 12 dicembre 1980, quando il sindaco di Pozzuoli, prof. Angelo Nino Gentile, costrinse l’allora vescovo, Salvatore Sorrentino, a lasciare la sua legittima e storica dimora, prendendo poco in considerazione l’immenso patrimonio storico-artistico da lui custodito nel Palazzo Vescovile e che da quel momento verrà fatto oggetto di continue e ripetute depredazioni e di ignobili atti vandalici rimasti impuniti nonostante le numerose denunzie agli organi competenti, offese che hanno lasciato vuoti orribili e incolmabili.
Il presule, al momento dell’allontanamento, ebbe cura di portare con sé, racchiusi in scatoloni, buona parte degli argenti delle strutture ecclesiastiche del Rione Terra, fu così che il reliquario contenente il sangue di san Gennaro si salvò.
Gli scatoloni vennero sistemati ad Arco Felice, nella nuova dimora del vescovo e, dal maggio del 1989, nel Villaggio del Fanciullo.
L’8 maggio 1993, il vescovo di Pozzuoli, Silvio Padoin, succeduto a S. Sorrentino, decise di vedere gli argenti del Rione Terra e così, dopo ventinove anni, gli scatoloni di cartone furono aperti. Con l’aiuto dell’esperto, prof. don Angelo D’Ambrosio, e con uno sforzo anche finanziario non indifferente, fu iniziato l’inventario dei beni, la riproduzione fotografica dei singoli pezzi e furono acquistate cinque casseforti dove i preziosi furono messi al sicuro.
La mattina del 2 aprile 1998, alla presenza del già citato prof. don Angelo D’Ambrosio, direttore dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali, e della dott.ssa Rita Pastorelli, funzionaria della Sopraintendenza ai beni Storico-Artistici, fu aperto lo scatolone ove sopra era scritto “Stanza delle reliquie nell’appartamento privato del vescovo”, in quello scatolone fu rinvenuto il reliquario contenente il sangue di san Gennaro. Il noto studioso Rosario Di Bonito in modo magistrale ricostruì la storia del sacro oggetto.
Dal venerdì 20 maggio 2016 la reliquia, insieme ad altre opere, è esposta nel Museo Diocesano di Pozzuoli al Rione Terra.
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Pozzuoli, fascicolo “Reliquia”:
- Autentica rilasciata dal vescovo ausiliare di Napoli, Raffaele Carbonelli, in data 10 gennaio 1862.
- Autentica rilasciata dal vescovo di Pozzuoli, Gennaro De Vivo, in data 29 aprile 1878.
- Lettera dell’archeologo mons. Gennaro Aspreno Galante indirizzata al vescovo di Pozzuoli, Michele Zezza, datata 27 maggio 1913.
Bibliografia
- Raffaele Di Bonito, Ritrovamento a Pozzuoli di un’asserita reliquia di san Gennaro, in “Proculus. Rivista della diocesi di Pozzuoli”, 75 (2000), pp. 495-511.