Un intruso nella processione di Maggio
Nella seconda Domenica di Maggio, a Pozzuoli, si svolge la processione dei santi patroni e, insieme ad un reliquario, vengono portati in processione i simulacri di san Gennaro, san Procolo e san Celso.
Chi è san Celso? Bisogna prima di tutto precisare che non è patrono, né principale né minore, di Pozzuoli ma c’è di più, con la riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II il culto del santo è stato abolito (precedentemente, a Pozzuoli, veniva festeggiato il 5 novembre). Allora perché viene portato in processione il simulacro? Per tradizione. Per altro, negli ultimi anni, la statua viene portata in processione in forma “più spoglia” rispetto al passato.
Ora cerchiamo di rispondere alla prima domanda che ci siamo posti, chi è san Celso? Parte della tradizione locale afferma che il santo sia stato il primo vescovo di Pozzuoli. A contendergli il primato, secondo alcuni scritti e studiosi, sarebbe san Patroba. Facciamo allora una veloce ricapitolazione delle fonti che trattano di san Celso.
San Celso sul Rione Terra: toponomastica, chiese e reliquie
In un documento del 24 luglio 1026 è menzionata una località chiamata “platea ad S. Celsum”. In un documento del 25 gennaio 1266 è menzionata una chiesa dedicata a san Celso sita sul rione Terra. Dall’Archivio Capitolare di Pozzuoli si hanno varie notizie documentarie che vanno dal 1377 al 1480 che attestano una parrocchia sul Rione Terra dedicata al santo.
Il culto di san Celso confluì nelle lezioni dell’Ufficio proprio in uso prima del Concilio di Trento (1545-1563).
Il vescovo di Pozzuoli Giovanni Matteo Castaldo, nel 1548, traslò le reliquie del santo vescovo dalla chiesa menzionata nel documento del 1266 alla cattedrale appena restaurata perché la prima fu gravemente lesionata dai fenomeni sismici che precedettero e seguirono la formazione-eruzione di Monte Nuovo (1538).
Nel 1601 il vescovo di Pozzuoli Leonardo Vairo fece la visita pastorale e negli atti scrisse che in cattedrale aveva fatto costruire un pulpito marmoreo sul cui paliotto fu raffigurato anche san Celso. La lastra marmorea oggi costituisce il paliotto dell’altare della chiesa detta Coretto al rione Terra.
Un documento del 1603 fornisce delle informazioni di alcuni beni ecclesiastici intitolati ai santi Martinello e Celso.
Nel 1619, sul detto rione, fu costruita ex novo una chiesa dedicata a San Celso e le reliquie del santo vescovo furono ricognite (dal 4 al 22 novembre 1619) e traslate dal vescovo di Pozzuoli Lorenzo Mongiò dalla cattedrale alla nuova chiesa.
Vari documenti (tra cui alcune concessioni di indulgenze da parte del papa), a partire dal 1628, si riferiscono al monastero di San Celso, costruito adiacente alla chiesa omonima e affidato alle Clarisse.
San Celso nell’arte e negli scritti degli studiosi
Intorno al 1635 fu realizzata la tela raffigurante san Pietro che consacra san Celso vescovo di Pozzuoli. L’opera si trova nella cattedrale puteolana ed è opera di Paolo Domenico Finoglio.
La biografia del presunto vescovo fu ripresa da Lukas Wadding (1588-1657) per l’Ufficio da lui composto e approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti il 13 marzo 1649 per volere del vescovo di Pozzuoli Martin de Leòn y Càrdenas. Secondo tale Ufficio san Celso sarebbe stato il secondo vescovo di Pozzuoli succeduto a san Patroba, così come poi è stato affrescato dall’ignoto pittore nella sala capitolare della cattedrale.
Il canonico Giuseppe Antonio Capaccio (morto nel 1683) affermò che Celso fu ordinato da san Pietro vescovo di Pozzuoli nel 60 circa (dopo la morte del suo predecessore, Patroba, che sarebbe avvenuta il 4 novembre del 59) e morì il 5 novembre dell’80. L’ordinazione episcopale sarebbe avvenuta nella ex chiesetta di S. Petrilli de Quarto (dello stesso parere fu anche lo studioso Luigi De Fraja Frangipane).
Un documento del 1690 riporta l’atto di costituzione della confraternita del SS. Rosario nella chiesa di San Celso.
Al XVII secolo risale la statua lignea policroma che ancora oggi viene portata in processione nella seconda Domenica di Maggio. Alla metà dello stesso secolo risale la croce reliquiaria pettorale in oro e pietre preziose della statua (all’interno è conservato un frammento osseo di san Celso). Al 1692/1693 risale il pastorale in argento del simulacro di san Celso.
Alla metà del XVIII secolo risalgono, invece, i due putti in argento che ornavano il reliquario contenente i resti ossei del santo (il reliquario è scomparso), il medaglione reliquiario in argento (contiene denti e ossicini di san Celso) e la mitra in argento e rame della statua.
Al 1830 risalgono un campanello e un piattino in argento con su impressa l’immagine di san Celso e che prima facevano parte dell’arredo sacro della chiesa dedicata al santo sita sul rione Terra.
Il canonico Giovanni Scherillo nel 1859 affermò che Celso fu ordinato da san Pietro primo vescovo di Pozzuoli mentre Patroba o non fu proprio vescovo della città o successe a Celso 14 anni dopo la sua morte.
L’abate Giuseppe de Criscio (1826-1911) affermò che Celso era nativo di Pozzuoli, fu consacrato vescovo della sua città da san Pietro nell’anno 42 e morì nell’anno 59.
Al XIX sec. risale la tela della cd. Madonna delle pezzeche dove è raffigurato, sulla destra di chi guarda, il presunto santo vescovo.
San Celso nella Bibliotheca Sanctorum
Dalla Bibliotheca Sanctorum, vol. III, voce “Celso”, si apprende che il Santo puteolano “è sconosciuto a tutte le fonti agiografiche più antiche… sarebbe stato il quarto vescovo di Pozzuoli, ordinato dall’apostolo Pietro e morto nel 50. Il fondamento di queste assurde notizie fu mutuato dall’esistenza di una chiesa nel territorio di Pozzuoli, denominata «San Petrilli de Quarto», che si credeva edificata sul luogo in cui Celso era stato consacrato vescovo da san Pietro… bisogna dire che la venerazione di Celso a Pozzuoli è abbastanza sicura, ma di essa non si può stabilire l’origine, né se ne possono ricavare notizie circa la personalità del santo; del tutto infondato invece è il preteso vescovato di Celso a Pozzuoli”.