“cannele, canne lotte e sei lumine”
Il testo poetico ben descrive ciò che si vive al civico cimitero di Pozzuoli nei giorni a cavallo tra la fine del mese di Ottobre e l’inizio di quello successivo, in occasione della commemorazione dei defunti che la chiesa cattolica ricorda al giorno 2 Novembre. Il sacro luogo è in realtà di recente costruzione.
Dai romani al Medio Evo
È noto che i romani erano soliti costruire le tombe fuori dalle mura cittadine (prova di ciò è la lunga e ricca necropoli che partendo dai pressi dell’attuale via Vigna arriva fino a Quarto costeggiando, quasi ininterrottamente, le antiche arterie Puteolis-Neapolim e la consolare). Nella prima era cristiana si continuò a seppellire nelle necropoli romane e/o in prossimità di esse, spesso nei pressi delle tombe di vescovi o martiri (i martiri puteolani furono sepolti nei pressi delle arterie prima citate). Con le invasione barbariche nascono i castrum (come ad esempio il Rione Terra) e la popolazione si rifugiò in essi trasferendo dentro le mura tutte le attività politiche, religiosi e sociali della vita (sul finire del V sec. il tempio di età augustea sul detto rione venne trasformato in chiesa cristiana).
Le cripte delle chiese
Lentamente le necropoli romane furono abbandonate e i morti iniziarono ad essere seppelliti nelle cripte delle chiese presenti nelle mura del castrum (nelle fossa del Duomo di Pozzuoli, nel 1736, fu sepolto il musicista Giambattista Pergolesi). Con la fine delle invasioni barbariche e il sollevamento del suolo furono costruiti edifici religiosi anche fuori le mura e così nacquero diverse chiese con cripte (ad esempio la Chiesa della Purificazione di Maria e la Chiesa del Santissimo Nome di Gesù, detta di San Giuseppe).
L’editto di Saint-Cloud e il primo cimitero di Pozzuoli
Il 12 Giugno 1804 Napoleone emanò il cd. editto di Saint Cloud con cui si stabilì che le tombe venissero poste al di fuori della mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte uguali. Nel 1814 il Decurionato di Pozzuoli, in ottemperanza al citato editto, destinò a civico cimitero il giardino dell’ex convento di San Francesco d’Assisi (oggi facente parte del carcere femminile) “per esservi molte antiche fabbriche sotterranee a forma di catacombe […]. Il cimitero infatti a spese del Comune fu quasi interamente costruito, benedetto, e posto in uso con essersi cavate le antiche grotte, spianato il suolo del giardino, e piantato decenti cipressi e di altri alberi. Ma nel dì 21 maggio 1815 in un momento di anarchia, fu da un branco di gente sediziosa distrutta tutta l’opera, onde dovette abbandonarsi” (Archivio di Stato di Napoli, Intendenza di Napoli – III versamento, fsc. 3287).
Il suolo fu venduto dalla Diocesi di Pozzuoli che ne era proprietaria, nella persona del vescovo Carlo Maria Rosini, all’amministrazione puteolana. Nell’atto di vendita si legge che fu venduto una porzione del giardino “che si è ritrovato di moggio uno, quarte quattro, none cinque e mezza quinta […] e propriamente quella che è distaccata alle fabbriche del detto soppresso convento, confinava nel lato dell’oriente colli beni di Giovanni Antonio di Composta, nel lato verso occidente colla strada di S. Francesco, verso settentrione colla strada Girone e nel lato verso mezzo dì con un’altra porzione del detto giardino”.
Il ritorno alle cripte
Distrutto il cimitero e per salvare lo spirito dell’editto napoleonico, i Decurioni addivennero ad una mediazione destinando ad area cimiteriale la cripta della chiesa di Santa Marta (oggi adibita in buona parte ad uffici bancari) e la cripta del santuario di San Gennaro alla Solfatara. Nonostante ciò molti puteolani continuarono a seppellire nelle cripte delle chiese presenti nell’abitato cittadino come per secoli si era fatto.
Il cimitero dove oggi c’è il carcere
Nel 1837 scoppiò il colera. L’epidemia costrinse i puteolani ad utilizzare, oltre le cripte delle due chiese sopra citate, anche il cimitero ricavato anni prima in una parte del giardino dell’ex convento di San Francesco d’Assisi; li furono sepolti circa 520 cadaveri. Si costatò che il civico cimitero era di piccole dimensioni e pertanto si ravvisò la necessità di avere un camposanto più spazioso, fu così che si scelse di destinare all’uso l’ampia zona terriera posta ai piedi del Monte Barbaro (detto del San Salvatore).
La costruzione del nuovo cimitero
Il Municipio di Pozzuoli acquistò l’area di proprietà di Michele Pica e diede incarico all’architetto Camillo Ranieri di progettare il nuovo camposanto. I lavori furono avviati all’inizio del 1838 e completati nel giugno del 1843; il vescovo di Pozzuoli, monsignor Raffaele Purpo (1843-1876), benedisse il cimitero il 6 agosto di quell’anno e, il 30 ottobre 1850, consacrò la chiesa madre dedicandola a Santa Maria del Purgatorio (al disotto dell’edificio è posta la cd. terra santa, una vasta cripta che raccoglie numerosi resti ossei; attualmente versa in stato di forte degrado). Oggi la chiesa ospita l’antico quadro della Madonna delle pezzeche.
Dal 1843 si iniziò a seppellire nel nuovo civico cimitero abbandonando, gradualmente, le cripte delle chiese.
Il bombardamento del cimitero e i successivi vari ampliamenti
Al tramonto del 21 ottobre 1943, un’incursione aerea tedesca colpì per errore il civico cimitero danneggiando gravemente un’ala di esso.
Nel corso degli anni si è più volte ravvisata la necessità di ampliare tale luogo a causa dell’aumento demografico che si è registrato in città. Il primo grande ampliamento si registrò nel 1961 quando gli ingegneri Nicola e Carlo Forte, su invito dell’ “Associazione del Suffraggio Sacerdotale”, costruirono, sul versante ovest del civico cimitero, un’ampia zona cimiteriale costituita da più edifici sorti tutti su un terreno che l’avvocato puteolano Andrea Pisano (1864-1949) lasciò per testamento al vescovo di Pozzuoli, monsignor Alfonso Castaldo. Nella zona trovano sepoltura i sacerdoti, i confratelli di varie confraternite puteolane e gli iscritti alla predetta associazione e loro familiari.
Gli ultimi grandi ampliamenti risalgono ai primi anni Duemila quando sono stati costruiti altri due grandi complessi posti ai due lati di quello precedentemente menzionato.
Anche la sistemazione dell’area antistante, compresa la chiesa, è stata più volte rivista. Quella attuale è il risultato dei lavori effettuati nei primi anni Duemila (la chiesa è stata restaurata e riaperta al culto il 2 novembre 2015).
Cappelle e tombe artistiche
Nel nucleo originario del cimitero sono presenti cappelle e tombe di notevole valore artistico. Tra queste vanno segnalate la cappella Maglione, Lubrano, Di Costanzo, le tombe di Maria Crola, di Marianna Rocco, della famiglia Rigione, di Emilia Bonamigo ecc. Purtroppo molte di esse versano in stato di forte degrado e spesso si è assistito a parziali crolli che hanno messo in luce i resti mortali.