La taberna dei graffiti di Puteoli è forse l’unico caso nei Campi Flegrei dove si conservano testimonianze dirette incise sull’intonaco di una locanda di avventori e viaggiatori della Pozzuoli romana.
Nel 1959 a Pozzuoli, tra via Terracciano e via Giambattista Pergolesi al civico 146, fu effettuato uno scavo che riportò alla luce otto antiche tabernae di età romana. Nella taberna numero 5, il cui pavimento è di età neroniana, furono rinvenuti alcuni interessanti graffiti risalenti all’età di Adriano o Traiano (100-140 d.C.); tra questi, ce n’è soprattutto uno, 46 x 26 cm, che si trova al centro del muro ovest (lato mare), che riproduce una crocifissione di una figura femminile. Accanto a tale graffito si può anche leggere il probabile nome della condannata: Alkimilla o Alcimila.
Uno dei primi esempi di crocifissione documentata
Nel 2013 la dott.ssa Andreana Moio, direttrice della biblioteca diocesana e presidente dell’associazione Nemea, ha condotto in quel luogo padre Marcelo Cano, sacerdote argentino dell’Istituto del Verbo Incarnato ed esperto sindonologo. Lo studioso ha affermato che il graffito del crocifisso di Puteoli rappresenta uno dei primi esempi documentati di crocefissione.
Il pensiero di Maiuri
Già agli inizi degli anni sessanta del secolo scorso, l’illustre archeologo Amedeo Maiuri suggeriva la possibilità che in quella taberna, in quell’ostello prossimo al porto e vicino all’anfiteatro, situato sull’importante via che collegava Pozzuoli con Capua e Roma, potessero essere passati i primi cristiani, lì riuniti nel nome del crocifisso; proprio nella Pozzuoli che san Paolo scelse come primo approdo nella nostra penisola.
Non solo il crocifisso
Sulle pareti della taberna sono presenti anche altri graffiti di notevole interesse, proprio come sulle pareti della più famosa Pompei. Alcune incisioni riflettono il ricordo nostalgico della patria lontana da parte di marinai e mercanti. E’ il caso delle molte raffigurazioni di navi e delle firme con i nomi di città, per lo più dell’Asia Minore, Grecia e Macedonia. Diverse incisioni riguardano invece i giochi gladiatori (un grande tridente, corone e palme di vittoria, duelli) e le rappresentazioni teatrali (una danzatrice con fiaccole), inoltre figure del dio Pan, di Ercole, scritte erotiche, ritratti grotteschi e caricature o esercitazioni di scrittura (alfabeti greci, serie numeriche ecc.). Brevi motti, salaci epiteti, conti dell’oste sono tipici della vivace frequentazione della taberna; non manca tuttavia la testimonianza di un colto avventore che, lasciando sulla parete un verso di Tibullo riferito alla morte del bove sacro a Osiride, pianto dai fanciulli egizi (barbara Memphitam plang[ere docta bovem]), volle forse così apostrofare i frequentatori alessandrini del locale. La drammatica immagine di una persona crocifissa, incisa sulla parete sinistra, evoca forse la vista dei cruciarii, condannati a morte giustiziati pubblicamente. C’è inoltre un graffito greco sulla parete sud che recita “Roma, signora del mondo”.